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    Un fantasma a New York

    Mona Kareem è una ragazza apolide della comunità Bedoun. Ѐ a New York per studiare, ma senza passaporto non può tornare in Kuwait

    Di Ludovico Tallarita
    Pubblicato il 3 Ott. 2014 alle 05:57 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 08:20

    Mona Kareem ha 26 anni ed è apolide. Per entrare negli Stati Uniti, dove aveva vinto una borsa di studio universitaria, ha dovuto usare un passaporto speciale.

    Alla voce nazionalità c’era scritto: non identificata. Quando il documento è scaduto qualche mese dopo, si è ritrovata a essere un fantasma a New York.

    Mona è nata e cresciuta in Kuwait. La sua famiglia fa parte della comunità dei Bedoun, termine che deriva dalla parola araba bedoun jinsiyya e che significa senza stato.

    I Bedoun sono i discendenti delle tribù nomadi beduine, che per secoli hanno fatto pascolare le proprie greggi nei territori che oggi appartengono formalmente agli stati del Kuwait, Arabia Saudita, Siria, Giordania e Iraq.

    É difficile stabilire con esattezza quanti siano i Bedoun in Kuwait: secondo l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati, sarebbero tra i 90mila e i 120mila, mentre altre organizzazioni no profit arrivano a stimarne anche 140mila.

    Fino alla metà degli anni Ottanta, i Bedoun furono in grado di condurre una vita relativamente normale. Ma già nell’autunno del 1985, il governo approvò una serie di misure ideate dall’allora Ministro degli interni Shaikh Salem al-Sabah con il chiaro obiettivo di spingere i Bedoun a lasciare il Paese.

    Ai Bedoun venne revocata la libertà di viaggio, la possibilità di trovare impiego nel settore pubblico e in quello privato, il diritto all’educazione e anche solo il rinnovo della patente. Non essendo coperti da alcun tipo di tutela da parte dello stato, i Bedoun diventarono sempre più spesso oggetto di abusi, soprattutto da parte delle forze dell’ordine.

    Essere una donna in Kuwait, per giunta senza nazionalità, non è stato facile per Mona. “I poliziotti ci fermavano e ci insultavano… a volte si arrivava al punto in cui ti toccavano”, ha raccontato Mona a Maria Caspani su Reuters.

    Anche se Mona è stata fortunata, perchè ha vinto una borsa di studio per un dottorato negli Stati Uniti, le sue scelte sono state limitate in partenza: in buona parte dei Paesi europei e del Golfo, il passaporto temporaneo con cui ha viaggiato non è ritenuto valido.

    Quel che le ha reso la vita ancor più difficile a New York è stato il rifiuto da parte del consolato e dell’ambasciata del Kuwait a provvedere al rinnovo del suo passaporto. La risposta dei burocrati kuwaitiani è stata che loro non sono responsabili in alcun modo per la comunità Bedoun. Per questa ragione, Mona non vede la sua famiglia da 3 anni.

    Due anni fa Mona ha fatto domanda per ricevere asilo politico negli Stati Uniti, ma dubita che la sua richiesta verrà accolta. Al momento, rappresenta l’unica soluzione per diventare un cittadino a tutti gli effetti. 

    “Quando diventi un caso politico, sei solo un mal di testa in più per le autorità americane”, ha detto Mona. “Mia madre e mio padre mi chiedono quando potranno rivedermi… io non ho risposte da dargli. Devo accettare la realtà”.

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