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    Un continente intollerante

    Troppa violenza contro gli omosessuali in Europa: il report di Amnesty evidenza le lacune della legge comunitaria e italiana

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 19 Set. 2013 alle 09:02 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:28

    L’Europa non sta facendo abbastanza nella lotta contro l’omofobia. Secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International, il sistema normativo dell’Unione Europea e di alcuni Stati membri presenta gravi lacune nella tutela degli omosessuali e dei transessuali.

    Se infatti i reati commessi per motivi di odio razziale o religioso danno luogo in quasi tutti i Paesi europei a un cosidetto “hate crime” (crimine d’odio) con conseguente inasprimento della pena, per i reati commessi a causa dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere della vittima spesso non è previsto uno specifico reato.

    Tra i Paesi che fanno uso di questo “doppio standard” vi sono Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Lituania e Italia. Nel nostro Paese, ad esempio, commettere una violenza – o incitare alla violenza – per ragioni razziali, etniche, nazionali o religiose, costituisce uno specifico crimine. Lo stesso atto, commesso contro un omosessuale o un transessuale, pur muovendo da ragioni ugualmente discriminatorie, non ha lo stesso peso per la legge.

    Tra le testimonianze riportate nel report c’è anche quella di Michelle, transessuale di Catania picchiata da un gruppo di uomini che la insultavano per la sua identità sessuale. Michelle ha riportato l’attacco alla polizia e un sospetto è stato identificato. Tuttavia il motivo discriminatorio del crimine non è stato esplicitamente preso in considerazione nell’azione penale o nella determinazione della pena, a causa della lacuna nella legislazione italiana.

    “L’Ue e gli Stati membri non possono adempiere ai loro obblighi di lotta alla discriminazione senza l’adozione di misure adeguate nei confronti di tutte le forme di violenza motivati dall’odio”, ha dichiarato Marco Perolini, esperto di discriminazione in Europa e Asia centrale, aggiungendo: “I doppi standard esistenti trasmettono l’idea che alcune forme di violenza meritano meno attenzione e meno protezione di altre. Questo è inaccettabile per una Unione europea che si vanta di promuovere l’uguaglianza e l’inclusione.”

    Un portavoce Unione Europea ha fatto sapere che il rapporto di Amnesty è stato accolto con favore, soprattutto perché esso ha evidenziato carenze negli Stati membri che anche le istituzioni europee vogliono affrontare.

    “Esistono leggi dell’Ue e la Commissione agisce perché siano rispettate, ma purtroppo spesso gli Stati membri non prendono le misure necessarie affinché le regole siano applicate in concreto”, ha detto il funzionario.

    L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti disciminatori (Oscad) presso il Ministero dell’Interno italiano ha riscontrato, tra il 2010 e marzo 2013, 40 casi di crimini motivati dall’orientamento sessuale. L’associazione “Gay Helpline”, che offre gratuitamente supporto legale e psicologico alle vittime della discriminazione, ha rilevato 750 casi di attacchi verbali o fisici nel 2011. Secondo un recente studio a livello europeo, inoltre, l’80 per cento delle violenze contro omosessuali e transessuali non viene segnalato alla polizia.

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