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    La Turchia sospende la Convenzione europea dei diritti dell’uomo

    Dopo aver dichiarato lo stato di emergenza, Ankara rinuncia temporaneamente all'applicazione dei diritti umani ma non vuole tornare alla legge marziale

    Di TPI
    Pubblicato il 21 Lug. 2016 alle 15:06 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:39

    La Turchia ha deciso di sospendere temporaneamente la Convenzione europea dei diritti dell’uomo dopo aver proclamato lo stato di emergenza. A renderlo noto è il vice primo ministro Numan Kurtulmus giovedì 21 luglio 2016.

    Il presidente Recep Tayyip Erdoğan aveva annunciato ieri sera tre mesi di stato di emergenza dopo il tentativo di colpo di stato della notte tra il 15 e il 16 luglio, dichiarando che esso è indispensabile per consentire alle autorità di agire rapidamente e in modo più efficace nei confronti di quanti hanno complottato contro lo stato turco.

    L’emittente televisiva NTv ha riferito che secondo Kurtulmus lo stato di emergenza potrebbe essere revocato entro un mese o un mese e mezzo. Il vice primo ministro ha inoltre identificato in errori individuali e strutturali in seno all’intelligence le difficoltà nel prevenire e reagire al tentativo di golpe, aggiungendo che è in corso una ristrutturazione delle forze armate.

    Il ministro della Giustizia Bekir Bozdag ha dichiarato in parlamento che lo stato di emergenza è stato proclamato specificatamente per prevenire un secondo colpo di stato.

    Bozdag ha anche rassicurato l’opinione pubblica che la Turchia non invocherà la legge marziale, come accadde dopo il colpo di stato militare del 1980 o nei giorni caldi dell’insurrezione curda degli anni Novanta, che i cittadini comuni potranno proseguire con le loro vite ordinarie, e che le misure adottate non avranno un impatto negativo sull’economia.

    Che cos’è la Convenzione europea dei diritti dell’uomo?

    La Turchia ha firmato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu) nel 1950 in quanto uno dei 12 paesi allora membri del Consiglio d’Europa, e l’ha ratificata nel 1954.

    La Cedu prevede che ciascun cittadino dei paesi aderenti possa rivolgersi alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per denunciare le violazioni commesse dai singoli stati.

    Tuttavia, la Convenzione può essere soggetta a due tipi di limitazioni: le restrizioni e le deroghe.

    Le restrizioni sono connesse a specifiche fattispecie di reato e hanno carattere continuativo. Per esempio, in Italia l’articolo sul regime di carcere duro per i reati di mafia, il 41 bis, che limita alcune garanzie procedurali e i diritti dei detenuti.

    Le deroghe hanno invece carattere temporaneo e ricalibrano il delicato equilibrio tra i diritti del singolo e le esigenze della collettività. La Cedu prevede che si possa rinunciare temporaneamente alle sue norme solo in due casi: durante un conflitto o durante un’emergenza pubblica che metta in pericolo l’esistenza stessa della nazione.

    Ma la Turchia non è l’unica ad aver scelto di agire in deroga alla Cedu. Anche la Francia ha deciso di sospendere la convenzione dopo gli attentati del 13 novembre 2015.

    La deroga temporanea alla Cedu implica la sospensione di diritti quali quello a un’equo processo, il diritto alla libertà di associazione e quello alla libertà di espressione.

    Leggi anche: La Francia rinuncia alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo

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