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    Come i tumori potrebbero essere annientati dal sistema immunitario

    La ricerca è stata condotta da un team internazionale, che coinvolge scienziati di Harvard, del Mit e della University College di Londra

    Di TPI
    Pubblicato il 4 Mar. 2016 alle 12:34 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:19

    Una scoperta che potrebbe rivelarsi storica ha fatto luce sul patrimonio genetico dei tumori, e potrebbe potenzialmente essere in grado di aprire un nuovo fronte nella guerra al cancro, offrendo terapie potenti su misura per i singoli pazienti. Il team che coinvolge scienziati di Harvard, del Mit e della University College di Londra, che hanno lavorato alla ricerca pubblicata su Science, ritiene di aver trovato “il tallone d’Achille” dei tumori. 

    La potenziale svolta arriva da una ricerca sulla complessità genetica del cancro ai polmoni e alla pelle che ha scoperto che anche i tumori che crescono e si diffondono in tutto il corpo portano con sé un certo numero di proteine “bandiera” che possono essere attaccate dal sistema immunitario. 

    Terapie che sfruttano il sistema immunitario hanno già mostrato grandi vantaggi per alcune forme di cancro, come il melanoma, ma non funzionano con tutti i tipi di tumori. 

    Per far funzionare questo approccio, il sistema immunitario del paziente deve prima riconoscere il cancro come un nemico. 

    Il team internazionale ha scoperto inizialmente che i pazienti analizzati avevano già avviato le reazioni immunitarie contro i loro tumori. Ma gli attacchi erano troppo deboli per distruggere le cellule maligne. Un’analisi più approfondita ha rivelato cellule immunitarie dentro gli stessi tumori: alcune avevano riconosciuto le “bandiere” del cancro, ma erano in inferiorità numerica o sconfitte dalle stesse difese del tumore. 

    “Quello che abbiamo scoperto per la prima volta è che i tumori essenzialmente gettano i semi della propria distruzione. E che all’interno dei tumori, ci sono cellule del sistema immunitario che riconoscono quelle “bandiere” che sono presenti in tutte le cellule tumorali “, ha detto Charles Swanton, un esperto di evoluzione dei tumori, che ha condotto i recenti studi all’istituto Francis Crick di Londra. 

    Il lavoro, finanziato dal Cancer Research UK e Rosetrees Trust, apre la strada a due percorsi possibili per il trattamento di pazienti affetti da cancro. In un primo scenario, i medici potrebbero prendere un tumore di un paziente, leggere il suo genoma e capire quali proteine bandiera sono presenti in tutte le cellule maligne. 

    Se si trovassero cellule immunitarie all’interno del tumore, queste potrebbero essere moltiplicate in laboratorio, e poi reinfuse nel paziente, producendo un attacco sulle cellule tumorali.

    Nel secondo scenario possibile, le proteine bandiera stesse, potrebbero essere usate per fare un vaccino contro il cancro. Si potrebbero iniettare nel corpo, le cellule immunitarie li identificherebbero come invasori e li attaccherebbero.

    Swanton spera di lanciare la prima sperimentazione umana in pazienti affetti da cancro del polmone nei prossimi due o tre anni. 

    Il cancro è il più grande killer del Regno Unito, che uccide più di 35 mila persone all’anno.

    “Non possiamo dimostrare che tutto questo potrà avere un impatto sulla cura del paziente. Quello che abbiamo dimostrato è che ci sono terapie uniche potenzialmente presenti all’interno del tumore di ogni paziente”, ha detto Swanton.

    Il trattamento, se dovesse funzionare, sarà probabilmente più efficace nei tumori soggetti a tante mutazioni, come il melanoma e il cancro ai polmoni legato al fumo. Ma gli scienziati hanno in programma ulteriori ricerche per verificare se possa essere efficace contro i tumori che mutano in maniera minore, come quello alla vescica, alla prostata e al pancreas.

    Credit: The Guardian


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