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    Trump, libro rivela: per attaccare Obama diceva: “Guardate Mandela, ha rovinato il Sudafrica”

    A sinistra Nelson Mandela, al centro Donald Trump e a destra Barack Obama

    Le rivelazioni contenute nel volume scritto dal suo ex legale, Michael Cohen, di cui il Washington Post ha pubblicato alcuni stralci. La replica della Fondazione Mandela:

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 8 Set. 2020 alle 13:35 Aggiornato il 8 Set. 2020 alle 14:07

    Dopo il caso sollevato dalla rivista The Atlantic, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si trova ad affrontare un nuovo polverone, stavolta scaturito dalle rivelazioni contenute nel libro Disloyal: A Memoir scritto dal suo ex legale, Michael Cohen, condannato a tre anni per aver mentito al Congresso e per frode fiscale. Cohen ha ottenuto gli arresti domiciliari, grazie ai quali ha potuto completare il suo memoriale, di cui il Washington Post ha rivelato nei giorni scorsi alcuni stralci.

    Il tycoon, secondo quanto rivelato dal libro, era così ossessionato da Barack Obama, che prima di entrare alla Casa Bianca ingaggiò un sosia del primo presidente nero della storia americana, e mise su una scenetta in cui lo licenziava, alla maniera del reality The Apprentice, apparendo come un giudice severo. Cohen descrive Trump come un “bugiardo, truffatore, bullo, razzista e predatore”.

    Per mostrare il suo disprezzo verso Obama, Trump avrebbe detto a Cohen, al tempo della loro amicizia, “indicatemi un Paese guidato da un nero che non sia una m… sono tutti dei fottuti cessi”. Il presidente Usa avrebbe dichiarato che il sudafricano Nelson Mandela “non era un leader”, avendo ridotto a una “m…” il suo Paese. Inoltre i suoi giudizi razzisti riguardavano anche gli ispanici, definiti “troppo stupidi, come gli afroamericani, per votarlo”.

    Dopo le rivelazioni del libro, la fondazione Mandela ha pubblicato una dichiarazione, in cui sottolinea che non ritiene che i leader che si comportano come Trump siano “nella posizione di offrire commenti autorevoli sulla vita e il lavoro” di Nelson Mandela. “A proposito della leadership”, si legge nella dichiarazione, “Madiba (nome con cui era conosciuto Mandela, ndr) una volta disse: ‘Un buon leader può impegnarsi a iniziare un dibattito in modo franco e accurato, sapendo che alla fine lui e il lato opposto dovranno essere alle fine più vicini, e quindi, emergere entrambi più forti di prima. Non si ha questa idea quando si è arroganti, superficiali e disinformati’. Suggeriamo a Trump di pensare a queste parole”.

    L’ammirazione per Putin e la vicenda dello strip club

    Dalle pagine del libro emerge inoltre la venerazione di Trump per il presidente russo Vladimir Putin. Il presidente, racconta Cohen, lo considera l'”uomo più ricco della terra”, in grado di “prendere la Russia e gestirla come fosse un’azienda personale”. Il tycoon, secondo il suo ex legale, era così sicuro di non avere chance di vittoria nel 2016 da utilizzare la sua candidatura per realizzare un sogno: costruire una Trump Tower di 120 piani nella Piazza Rossa, a Mosca. Poi l’elezione avrebbe fatto saltare il progetto, ma l’ammirazione, scrive Cohen, è rimasta intatta.

    Tra gli episodi raccontati nel libro c’è inoltre la partecipazione estasiata a uno spettacolo in uno strip club di Las Vegas, con alcune ragazze che urinavano davanti agli spettatori, e il giudizio morboso espresso da Trump a Cohen riguardo la figlia quindicenne dell’avvocato.

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