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    Usa, il vicepresidente Pence avverte la Corea del Nord: “Rischia di finire come la Libia”

    Mike Pence, vicepresidente degli Stati Uniti. Credit: Afp

    Da Washington messaggio al regime di Pyongyang, mentre il vertice fra Trump e Kim è sempre più a rischio

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 23 Mag. 2018 alle 10:08 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:06

    Il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, ha avvertito la Corea del Nord che potrebbe fare la fine della Libia, se non riuscirà a concludere un accordo nucleare con Washington.

    “Penso che sia un dato di fatto”, ha sottolineato Pence, che in precedenza aveva rimarcato che gli Usa “non tollereranno” la presenza di armi nucleari e missili balistici in mano al regime di Pyongyang.

    I toni tra Usa e Corea del Nord stanno tornando accesi, dopo che nelle ultime settimane si era assistito un alleggerimento delle tensioni.

    La dichiarazione del vicepresidente arriva mentre sembra sempre più a rischio il vertice tra il presidente americano, Donald Trump, e il leader nordcoreano, Kim Jong-un, in programma per il 12 giugno 2018 a Singapore.

    Trump ha detto che c’è “una possibilità molto sostanziale” che il summit non si tenga.

    “Ci sono determinate condizioni che vogliamo, e penso che otterremo quelle condizioni, e se non lo facciamo la riunione non ci sarà”, ha spiegato il presidente.

    Nei giorni precedenti era stata la Corea del Nord a prospettare il rischio che l’incontro salti.

    La Corea del Nord non è interessata ai colloqui se questi “serviranno solo a metterci all’angolo e costringerci ad abbandonare le armi nucleari”, aveva dichiarato il vice ministro degli Esteri nordcoreano, Kim Kye-gwan.

    A mettere in allarme il regime erano state le parole del consigliere per la Sicurezza di Trump, John Bolton, e di altri funzionari Usa, secondo cui la Corea del Nord dovrebbe seguire il “modello libico” per il disarmo nucleare e provvedere a un “completo, verificabile e irreversibile smantellamento” del proprio arsenale.

    La morte dell’ex leader libico, Muammar Gheddafi, è stata spesso usata da Pyongyang come giustificazione per il mantenimento del proprio programma di sviluppo di armi nucleari.

    Agli inizi del Duemila Gheddafi accettò di abbandonare il suo programma nucleare in cambio di un alleggerimento delle sanzioni internazionali contro il paese.

    Nel 2011 il leader libico fu rovesciato e ucciso dai ribelli appoggiati da Washington.

    “La realtà è che speriamo in una soluzione pacifica”, ha assicurato il vicepresidente americano Pence.

    “Il presidente rimane aperto al vertice e continuerà a perseguire quel percorso, anche se siamo forti sull’obiettivo della denuclearizzazione e della campagna di estrema pressione che è in corso oggi”, ha aggiunto.

     

    La Casa Bianca ha minimizzato i commenti di Bolton. La portavoce Sarah Sanders ha detto la settimana scorsa che “non esiste un modello prestabilito su come potrebbe funzionare”.

    “Il presidente Trump gestirà nel modo che ritiene più opportuno la situazione”, ha aggiunto Sanders.

    “Siamo sicuri al 100 per cento, come abbiamo già detto molte volte: è il miglior negoziatore e siamo molto fiduciosi su questo fronte”.

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