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    Trump denuncia la Cnn per diffamazione: chiesti 475 milioni di dollari di risarcimento

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 4 Ott. 2022 alle 12:06 Aggiornato il 4 Ott. 2022 alle 12:34

    Affermando di aver subito una “campagna di diffamazione e calunnie”, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto causa alla Cnn chiedendo un risarcimento di 475 milioni di dollari. Un atto depositato dagli avvocati del tycoon al tribunale di Fort Lauderdale, in Florida, denuncia il presunto tentativo dell’emittente televisiva di “infangare” l’ex inquilino della Casa Bianca “con una serie di termini sempre più scandalosi, falsi e diffamatori di ‘razzista’, ‘lacchè russo’, ‘insurrezionalista’ e infine ‘Hitler’”. “Oltre a mettere semplicemente in evidenza tutte le informazioni negative sul querelante e a ignorare tutte le informazioni positive su di lui – denunciano i legali – la Cnn ha cercato di usare la sua enorme influenza, pretendendo di essere una fonte di notizie ‘affidabile’, per diffamare il querelante davanti suoi spettatori e lettori allo scopo di sconfiggerlo politicamente”.

    Per il momento la Cnn si è rifiutata di commentare la vicenda. Trump, che non ha ancora sciolto la riserva sulla sua candidatura per le presidenziali del 2024, ritiene di essere vittima di un tentativo da parte dell’emittente di “usare la sua immensa influenza” per screditarlo agli occhi degli elettori. Un passaggio della denuncia sottolinea l’espressione utilizzata da Cnn “La grande bugia” per raccontare il complicato passaggio di consegne tra Trump e Biden in seguito alle elezioni del 2020, quando il repubblicano si rifiutò di riconoscere il risultato delle urne. Secondo i legali questo termine sarebbe un riferimento alla “tattica impiegata da Adolf Hitler e che appare nel Mein Kampf usata per incitare all’odio degli ebrei”.

    L’ex presidente è sul piede di guerra: in un comunicato ha fatto sapere di avere intenzione di presentare altre denunce contro “un gran numero” di altri media. Probabile che venga preso di mira anche il Comitato della Camera che sta indagando sul suo ruolo nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, da sempre etichettato come “fake news” da Trump, che intanto deve fare i conti anche con un nuovo scoop riportato dal Washington Post sul blitz dell’Fbi nella sua residenza di Mar-a-Lago che ha portato al sequestro di diversi documenti top secret. Secondo l’autorevole giornale americano all’inizio del 2022 l’ex presidente chiese a uno dei suoi avvocati di riferire agli Archivi nazionali che i documenti portati via dalla Casa Bianca erano stati tutti riconsegnati. Una falsità, vista l’enorme mole di carte ritrovate dal Federal Bureau nella sua residenza.

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