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    Un tribunale tedesco ha respinto il ricorso di un rifugiato siriano contro Facebook

    Anas Modamani, 19 anni, aveva chiesto al social network di rimuovere alcuni post falsi che lo collegavano ad attacchi terroristici dopo un selfie con Angela Merkel

    Di TPI
    Pubblicato il 8 Mar. 2017 alle 15:52 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:08

    Un tribunale tedesco ha respinto martedì 7 marzo 2017 il ricorso di un rifugiato siriano contro Facebook. Anas Modamani, 19 anni, aveva chiesto al social network di rimuovere alcuni post falsi che lo collegavano ad alcuni attacchi terroristici.

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    La corte di Wuerzburg ha infatti stabilito che Facebook non è colpevole né ha partecipato alla “indiscutibile diffamazione” ricevuta da Modamani da altri utenti della piattaforma. Il social network ha infatti agito solo come hosting provider e secondo la legge dell’Unione europea non è tenuto a bloccare in modo preventivo contenuto offensivo.

    Era il 10 settembre 2015 quando Modamani si scattò un selfie con la cancelliera tedesca Angela Merkel, che stava visitando un centro di accoglienza a Berlino. Il ragazzo era arrivato in Germania da appena un mese e la fotografia, diffusa sui social network, diventò presto il simbolo della nuova politica sui rifugiati nel paese.

    Modamani non fu il solo profugo a scattarsi una foto con la Merkel quel giorno, ma la sua è stata l’unica immagine a essere diffusa in rete diverse volte, e spesso per i motivi sbagliati.

    A marzo 2016, per esempio, una notizia falsa collegava Modamani a uno degli attentatori di Bruxelles. L’immagine è tornata virale anche dopo l’attacco di Berlino e dopo altri casi di cronaca che riguardavano i rifugiati in Germania.

    L’episodio più recente è avvenuto a dicembre 2016, quando sette giovani profughi hanno provato a dare fuoco a un clochard nella capitale tedesca. Nelle ore successive, la foto di Modamani con la cancelliera è tornata a circolare sui social.

    Dopo questi avvenimenti il giovane ha deciso di fare causa a Facebook, ma il tribunale non gli ha dato ragione.

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