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    Giudicata illegale la norma che regola il trasferimento dei dati online fra Europa e Stati Uniti

    Secondo una sentenza della Corte europea i dati degli utenti di Facebook, raccolti da un server in Irlanda e inviati alla sede statunitense, non sarebbero più al sicuro

    Di TPI
    Pubblicato il 6 Ott. 2015 alle 19:04 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:52

    La Corte europea ha definito illegale l’intesa denominata Safe Harbour del 2000, che regolava il trasferimento dati da e verso gli Stati Uniti. Secondo la magistratura europea, l’amministrazione statunitense non garantirebbe i livelli di sicurezza nella conservazione delle informazioni necessari per continuare il rapporto con le stesse regole usate finora.

    La questione dell’illegittimità del Safe Harbour era stata posta di fronte alla Corte europea in un caso dell’alta Corte irlandese, a cui si era rivolta un giovane austriaco laureato in giurisprudenza.

    Maximilian Schrems aveva chiesto che a Facebook Ireland, sede centrale in Europa di Facebook, venisse vietata la trasmissione dei dati personali degli utenti negli Stati Uniti, dopo le rivelazioni di Edward Snowden, l’ex tecnico della Cia responsabile di aver rivelato importanti dettagli sulla sorveglianza operata dal governo americano sui dati dei privati cittadini. 

    Secondo la Corte europea, i dubbi di Schrems sulla diffusione dei propri dati negli Stati Uniti e sulla loro conservazione nei computer principali di Facebook sarebbero fondati. Per la magistratura europea le norme sulla sicurezza nazionale negli Stati Uniti prevaricherebbero quelle sulla privacy. I dati degli utenti iscritti a Facebook, raccolti da un server in Irlanda e inviati alla sede statunitense, una volta varcato l’Atlantico non sarebbero più al sicuro.

    La Commissione ha specificato inoltre che il patto di trasferimento dei dati firmato nel 2000 poneva grandi limitazioni ai governi locali, concedendo eccessivo potere decisionale agli Stati Uniti. I governi degli stati europei, infatti, non potevano vietare la circolazione dei dati anche quando l’utente europeo che si rivolgeva a loro avrebbe voluto bloccarli, perché l’accordo Safe Harbour considerava sicuro il passaggio di informazioni.

    Questa decisione pone problematiche di un certo rilievo sia per il social network che per altre piattaforme in cui la condivisione e l’immagazzinamento di dati sono fondamentali. Facebook ha sollecitato l’Unione europea e gli Stati Uniti a trovare rapidamente un nuovo accordo che sostituisca il Safe Harbour.

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