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    Traffico di bambini in Spagna

    I neonati venivano presi in Marocco e poi venduti a coppie spagnole per cifre tra i 1.200 e i 6 mila euro

    Di Michele Teodori
    Pubblicato il 9 Mag. 2013 alle 12:07 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:14

    La Guardia Civil a Melilla ha scoperto una rete per il traffico di bambini negli anni Settanta e Ottanta tra il Marocco e la Spagna, dove venivano venduti per adozioni illegali. 28 fino a ora i casi accertati.

    Fonti della Guardia Civil hanno spiegato che il traffico di neonati avveniva tra il Marocco e Melilla, dove si trovava la base operativa per fornire documenti falsi ai bambini. Da questa città, molti dei neonati erano di solito assegnati a famiglie che vivono nella Comunità Valenciana, dietro pagamento di un determinato importo di denaro.

    Il prezzo dei bambini variava a seconda del luogo di nascita del bambino: nei centri medici Oujda e Nador, in case private in città o nell’ospedale ospedale militare della Croce Rossa di Melilla. Determinante per il prezzo era anche la situazione economica dei genitori e il sesso del bambino: in generale, le ragazze erano più costose. I neonati venivano venduti a per importi (allora in pesetas) che variavano da 1.200 a 6 mila euro.

    La Corte di Melilla ha incriminato 31 persone indagando per un anno e mezzo sul traffico tra 1979 e 1985. Tutti sono accusati di crimini come detenzione illegale e falsificazione di documenti pubblici. Di questi, 12 sono morti. Coloro che sopravvivono hanno una età avanzata o di cattive condizioni di salute, quindi nessuno è stato arrestato. La maggior parte riconosce di aver fatto parte di una rete per la vendita tra Valencia, Granada, Malaga, Gran Canaria, Palma di Maiorca di bambini a coppie ricche e senza figli.

    Il denaro che si muoveva dietro questo traffico di esseri umani veniva diviso tra coloro che procuravano i bimbi, quelli che ne falsificavano la documentazione, quelli che hanno portato i bambini o le donne incinte dal Marocco. La quantità di denaro versato, circa 4.000 euro in media per ogni bambino, serviva per il viaggio a Melilla e per il certificato di nascita falso del bambino, che poi permetteva ai genitori adottivi di iscrivere il neonato all’anagrafe come figlio biologico.

    Questo traffico ricorda quello scoperto in Spagna in relazione a casi simili di bambini rubati presso le cliniche di Madrid, che solo lo scorso anno ha ottenuto giustizia. Un fenomeno che durò fino alla legge sull’adozione del 1987 pose fine a tali pratiche. 

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