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    Dopo la Brexit, ora anche il Texas vuole la Texit dagli Stati Uniti

    Il Movimento nazionalista del Texas ha colto l’occasione del referendum britannico per rilanciare l’idea dell’indipendenza dello stato americano più grande e ricco

    Di TPI
    Pubblicato il 27 Giu. 2016 alle 11:26 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:55

    È passato molto tempo da allora, ma c’è stato un periodo
    della storia in cui il Texas, ovvero il più grande stato americano, era una
    repubblica indipendente. Fu dal 1836 al 1845, nel breve intervallo temporale
    che segnò il passaggio del Texas da regione del Messico a stato facente parte
    della confederazione degli Stati Uniti.

    Da allora non sono pochi i cittadini che periodicamente si
    augurano una secessione, basandosi su una presunta “specificità” texana rispetto
    agli altri 49 stati e su una geografia che li vede svettare come lo stato degli
    Usa più esteso territorialmente. Inoltre, con una popolazione di 27,5 milioni
    di persone, il Texas si qualifica come la decima economia più ricca del
    mondo, generando circa 1.170 miliardi di dollari l’anno.

    La notizia della Brexit, con cui il Regno Unito ha scelto di
    staccarsi dall’Unione Europea, è stata quindi musica per le orecchie di Daniel
    Miller, capo del Movimento nazionalista del Texas, che ha colto l’occasione per
    rilanciare l’idea dell’indipendenza denominandola “Texit”, insieme a
    un certo numero di suoi seguaci.

    Il Movimento nazionalista del Texas ha infatti circa 219mila
    fan su Facebook, più del totale combinato tra la pagina del Partito Democratico
    e del Partito Repubblicano locali.

    Secondo la visione del suo presidente Miller, il rapporto tra
    Gran Bretagna ed Europa è stato un matrimonio di convenienza tra partner mal
    combinati, che è diventato tempestoso per le varie differenze inconciliabili,
    con troppa sovranità ceduta a una burocrazia centrale inefficace e troppo denaro
    duramente guadagnato inviato altrove.

    La situazione sarebbe quindi fondamentalmente identica anche
    per il rapporto Texas-Stati Uniti, con Bruxelles sostituita da Washington come
    centro di potere ingiusto e distante dalle ragioni dei cittadini.

    Già poco dopo la rielezione di Obama, la Casa Bianca fu
    costretta a rispondere a una petizione per la “Texit” che aveva raccolto più di
    125mila firme, ma la risposta era stata come prevedibile negativa da parte del
    governo centrale.

    Ora, subito dopo la vittoria della Brexit, Miller ha
    presentato una richiesta formale al governatore del Texas, Greg Abbott, per un
    referendum analogo, sperando di cavalcare l’onda indipendentista europea.

    Nonostante ciò, sembra che l’establishment non propenda
    per questa scelta: lo scorso dicembre, il partito repubblicano dello stato ha
    rifiutato di approvare una richiesta di referendum sulla secessione, e il mese
    scorso il partito ha votato per eliminare ogni riferimento alla secessione dalle
    sue piattaforme ufficiali.

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