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    In Texas il fracking sta provocando frequenti terremoti e aprendo enormi voragini

    Credit: Davide Mcnew / Getty Images / AFP

    Secondo un nuovo studio l'attività di estrazione di gas e petrolio sta contribuendo a provocare sollevamenti e abbassamenti del terreno, terremoti ed enormi voragini anche in centri abitati e zone turistiche

    Di Marta Perroni
    Pubblicato il 3 Apr. 2018 alle 18:49 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:17

    Nel Texas occidentale, l’attività di estrazione di petrolio e di gas sta contribuendo a provocare spostamenti del suolo allarmanti, terremoti ed enormi voragini in numero sempre maggiore.

    Secondo l’ultimo studio della Southern Methodist University, pubblicato il 18 marzo 2018, il terreno è fragile e si sta sollevando e abbassando proprio in quella regione, una vasta area che comprende circa 4 mila miglia quadrate popolate da piccole città che “dagli anni quaranta è stata forata come un puntaspilli dai pozzi di petrolio e dai pozzi di iniezione”.

    La ricerca della SMU avverte che l’attività sismica in parti precedentemente tranquille e scarsamente popolate del Texas occidentale è aumentata vertiginosamente negli ultimi due anni, dal momento che l’industria energetica ha esteso la sua attenzione oltre l’area Midland-Odessa verso una regione montuosa e turistica vicino al confine con il Messico.

    Il piano regolatore del Texas mostra che i pozzi di petrolio sono 296.780 mila contati fino al febbraio scorso. E che molti si trovano nel bacino del Permiano (Permian Basin), un bacino sedimentario che si estende nella parte occidentale del Texas e in Nuovo Messico, descritto in un articolo di Bloomberg lo scorso settembre come “la pozza di petrolio più popolare del mondo”.

    Le due gigantesche voragini apertesi vicino a Wink, in Texas, potrebbero essere solo la punta dell’iceberg. Secondo i geofisici che hanno lavorato allo studio, i ritmi dei nuovi movimenti del terreno che si estendono oltre le pericolose doline, le conche chiuse di grandezza variabile poste ora sotto i riflettori, sono decisamente allarmanti.

    Ma cos’è il fracking?

    Termine inglese, “fracking” significa “fratturazione idraulica” ed è una tecnica per estrarre petrolio e gas naturale anche da sorgenti non convenzionali – come le rocce di scisto o profondi depositi di carbone.

    La tecnica della fratturazione idraulica consiste nel perforare il terreno fino a raggiungere le rocce che contengono giacimenti di gas naturale e successivamente iniettare getti ad alta pressione di acqua mista a sabbia e altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superficie del gas.

    Negli Stati Uniti questa tecnica ha abbattuto i prezzi del gas nel Paese, aumentando notevolmente le riserve disponibili di gas estraibile e provocando una riduzione dell’uso del carbone (il cui prezzo è sceso favorendone l’esportazione all’estero).

    Ma questi sviluppi del gas di scisto (shale gas) non sono privi di rischi ambientali. Tra gli aspetti maggiormente preoccupanti, vanno segnalati gli impatti sull’acqua e le perdite “fuggitive” di gas metano.

    Il processo di fracking consuma infatti enormi quantità di acqua. È stato stimato che una quantità compresa tra 9 mila e 29 mila metri cubi di acqua all’anno è necessaria per ogni singolo pozzo (e i pozzi dei campi di gas di scisto sono migliaia).

    Inoltre comporta enormi rischi ambientali associati alle sostanze chimiche impiegate come additivi ai fluidi utilizzati nel processo di fratturazione. Queste sostanze possono contaminare le falde sotterranee a causa della mancata tenuta dei pozzi e consentire la migrazione di contaminanti attraverso il sottosuolo.

    Una cifra tra il 15 per cento e l’80 per cento dei fluidi iniettati per la fratturazione idraulica, inoltre, ritorna in superficie come acqua di riflusso, mentre il resto rimane nel sottosuolo. Sostanze disciolte dalla fratturazione delle rocce di scisto che risalgono con l’acqua verso la superficie sono metalli pesanti, idrocarburi e elementi radioattivi naturali.

    Un’altra questione preoccupante riguarda le fughe di gas metano, cioè quella quota di gas metano che sfugge al processo estrattivo e si disperde nell’atmosfera. Le perdite di metano dal fracking sono, tra l’altro, superiori a quelle legate all’estrazione del gas in modo convenzionale, con stime che oscillano dal 30 per cento al 100 per cento in più.

    A Bradford County, in Pennsylvania, una ricerca del 2015 aveva scoperto che una sostanza chimica utilizzata nelle operazioni di fracking si era diffusa nell’acqua potabile campionata in diverse case nella regione.

    Il documento, che è stato pubblicato nei Proceedings of the National Academy of Sciences, spiega la catena di eventi che aveva portato il composto chimico a finire nel rifornimento idrico potabile di alcune famiglie locali.

    Il nuovo studio

    Lo studio pubblicato a marzo 2018 dalla Southern Methodist University, che in precedenza aveva denunciato la rapida velocità con cui le voragini si stavano espandendo e la formazione di nuove, ha rivelato che tutt’ora varie località in vaste porzioni di quattro diverse contee del Texas si stanno abbassando e sollevando.

    Secondo i geofisici le immagini satellitari dei radar mostrano un significativo movimento del terreno, fino a 40 pollici (poco più di un metro) in un’area di 4mila miglia quadrate, negli ultimi due anni e mezzo.

    “Il movimento di terra che stiamo vedendo non è normale. Il terreno in genere non lo fa spontaneamente” ha detto il geofisico Zhong Lu , professore del Dipartimento di Scienze della Terra Roy M. Huffington presso la SMU (Southern Methodist University) ed esperto globale di analisi di immagini satellitari radar.

    L’iniezione di acque reflue e anidride carbonica aumenta la pressione dei pori nelle rocce, una probabile causa di sollevamento. Secondo gli scienzati incrinature e corrosione causate dai pozzi che invecchiano possono aiutare a spiegare l’affondamento.

    “Queste voragini rappresentano un pericolo per residenti, strade, ferrovie, argini, dighe, oleodotti e gasdotti, così come contribuirebbero al potenziale inquinamento delle acque sotterranee” ha comunicato il geofisco, aggiungendo che “il monitoraggio proattivo e continuo dallo spazio è fondamentale per garantire la sicurezza di persone e proprietà”.

    Gli scienziati hanno ampliato il nuovo studio con l’analisi di immagini radar a media risoluzione scattate tra novembre 2014 e aprile 2017. Le immagini coprono porzioni di quattro contee cerealicole dove è presente una produzione ingente di idrocarburi dall’Ovest ricca di petrolio nel Bacino del Permiano del Texas.

    Le immagini, abbinate ai dati sulla produzione di pozzi petroliferi della Railroad Commission of Texas, suggeriscono che il terreno instabile della zona è associato a decenni di attività petrolifera e al suo effetto sulle rocce al di sotto della superficie terrestre.

    I ricercatori della SMU avvertono che il movimento di terra può estendersi ben al di là di ciò che il radar ha osservato nell’area di quattro contee. L’intera regione è altamente vulnerabile all’attività umana proprio a causa della sua geologia – formazioni di sali e calcare solubili in acqua e formazioni di scisto.

    “La nostra analisi ha esaminato solo questa area di 4 mila miglia quadrate” ha specificato Jin-Woo Kim, co-autore dello studio e ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra della SMU.

    “Siamo abbastanza certi che quando cercheremo oltre, come abbiamo intenzione di fare, scopriremo che c’è ancora movimento al suolo” ha detto Kim. “Questa regione del Texas è stata perforata come un puntaspilli con pozzi di petrolio e pozzi di iniezione dal 1940 ad oggi e le nostre scoperte associano tale attività con il movimento del terreno”.

    Lu e Kim hanno riportato le loro scoperte sulla rivista scientifica Nature Reports, in particolare nell’articolo dal titolo “Associazione tra i rischi geologici localizzati nel Texas occidentale e le attività umane, riconosciuta dalle immagini radar satellitari di Sentinel-1A / B” pubblicato lo scorso 16 marzo.

    I ricercatori hanno analizzato le immagini radar satellitari che sono state rese pubbliche da parte dell’Agenzia Spaziale Europea e integrati con dati di attività petrolifera della Commissione ferrovia del Texas.

    Lo studio è tra i primi nel suo genere e identifica segnali di deformazione di piccole dimensioni in una vasta regione attingendo da grandi insiemi di dati che coprono un certo numero di anni e quindi aggiungendo poi informazioni supplementari.

    La ricerca è supportata dal programma NASA Earth Surface and Interior e dall’Università Metodista Meridionale (SMU).

    “È pazzesco ed è solo un altro segno chiaro che dobbiamo smettere di prelevare il petrolio il più velocemente possibile”, ha dichiarato Luke Metzger, direttore esecutivo di Environment Texas, un gruppo di difesa ambientale. Diverse manifestazioni, anche guidate da artisti e personaggi pubblici (Artist Aganinst Fracking), sono organizzate da anni in tutto il mondo, contro l’attività di fracking e tutti i rischi ad esso correlati.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
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