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    Come il terrorismo islamico ha favorito Marine Le Pen al primo turno delle presidenziali

    Gli estremisti islamici vogliono lo scontro con l’Occidente e per far questo appoggiano a chi quest'Europa si promette di distruggerla. Un'analisi del voto francese

    Di Massimiliano Fanni Canelles
    Pubblicato il 24 Apr. 2017 alle 15:04 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:19

    Per la prima volta i due partiti storici francesi, il partito socialista e quello repubblicano, saranno assenti dal secondo turno delle presidenziali. Emmanuel Macron del neonato movimento europeista “En Marche” e Marine Le Pen dell’euroscettico “Front National” si contenderanno il ballottaggio il 7 maggio.

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    Dopo Inghilterra, Austria, Olanda questo sarà l’ennesimo scontro popolare dove in ballo, oltre alla scelta del governo locale, sarà l’Unione europea ad essere messa in discussione. 

    Ma andiamo con ordine. La Francia è sotto attacco terroristico. L’attentato sugli Champs-Elysées è solo l’ultimo di una serie. Nel 2016 gli attacchi terroristici in tutto il mondo sono aumentati del 14 per cento. L’aumento più rilevante è in Europa, dove l’anno scorso ci sono stati 96 attacchi contro i 35 dell’anno precedente, anche se dobbiamo considerare che gli attentati in occidente rappresentano solo il 3 per cento di quelli mondiali.

    Un dato da sottolineare è come in Europa la forza distruttiva degli attentati è in netto calo, sia come numero di decessi provocati, sia come capacità strategica e tecnologica dell’organizzazione estremista islamica. Un elemento non di poco conto, sia perché identifica una difficoltà nell’organizzazione terroristica, sia perché è sempre più evidente come l’obiettivo non sia quello distruttivo ma dimostrativo. A questo punto dobbiamo domandarci qual è il vero scopo degli attentati in territorio europeo. 

    I terroristi possono essere addestrati dall’Isis, possono far parte di gruppi stimolati da ideologie salafite, persone psicolabili che si immolano per emulazione. Alcune volte possono essere anche ex miliziani dell’Isis disposti a tutto per aver perso ogni scopo e riferimento. Ma, indipendentemente da chi è l’artefice diretto, l’atto terroristico vuole indurre insicurezza e paura nella popolazione con l’unico scopo di destabilizzare il governo, la democrazia e la pace ottenuta grazie all’Unione europea da lungo tempo. Il periodo più lungo di pace in territorio europeo dall’epoca romana.

    Gli estremisti islamici, l’Isis, stato islamico o Daesh, vogliono lo scontro con l’Occidente, vogliono la Jihad, la guerra santa e non hanno altre armi che cercare di indurre un’implosione all’interno dell’Unione europea. E per far questo, come già fecero anni fa in Spagna, si appoggiano a chi quest’Europa non la vuole ed anzi si promette di distruggerla.

    Nel caso francese, Marie Le Pen del Front National. Gli estremisti islamici con le loro azioni terroristiche dimostrative stanno infatti facendo campagna elettorale a favore dell’estremista antieuropeista Marine Le Pen e tentano di indebolire l’indipendente centrista Emmanuel Macron. Per questo il rischio attentati in Francia nelle prossime settimane sarà molto alto.

    Ma qualsiasi sia il risultato delle elezioni presidenziali francesi di certo il risultato evidenzia una necessità di cambiamento ai vertici di potere delle istituzioni. Il popolo non ha più fiducia dei partiti tradizionali e cerca in ogni maniera di sostituirli con forme nuove forme e movimenti politici. Per fortuna i social media, Facebook in testa, non sono riusciti a scalfire l’intelligenza dei cittadini che solo in parte seguono le fake news dei populisti.

    È necessario però poter avere valide alternative al potere costituito. In Francia l’autonomista Marcon ha saputo catalizzare questa richiesta ed ancora l’Europa sembra avere ancora la fiducia dei cittadini. Ma questa è l’ultima occasione che l’Unione europea ha per poter continuare ad esistere. Il popolo europeo non accetterà più questa istituzione se non verranno prese in considerazione le loro esigenze. Soprattutto di chi vive nelle campagne e nei territori rurali, che si sente più abbandonato a se stesso rispetto a chi vive in città.

    C’è la necessità di tutelare il lavoro e il welfare proprio in quei territori periferici dove si sviluppano i bacini elettorali dell’estremismo di destra o comunque di chi promette l’uscita dall’Unione europea.

    L’Ue dovrà inoltre poter agire unita nell’ambito della politica estera ed interna, dovrà raggiungere forme di governo slegate dai meccanismi finanziari.

    Ma soprattutto agli europei interessa il tema della sicurezza. Sarà necessario identificare un sistema di difesa e polizia unica e non possiamo più accettare lo sviluppo di reti terroristiche interne. In Francia, secondo le autorità, sono più di 16mila le persone che potrebbero essersi radicalizzate.

    In Germania il numero degli estremisti islamisti è 1.600, di cui 570 considerati in grado di compiere un attentato terroristico. La mobilitazione di jihadisti svedesi per unirsi alle file dello Stato islamico è stata tra le più grandi d’Europa, circa 300.

    In molti paesi un network di moschee e organizzazioni islamiche sono collegate ad organizzazioni jihadiste internazionali. Devono quindi essere presi rigidi provvedimenti di identificazione ed espulsione verso i predicatori d’odio o di intolleranza.

    Ma di nessuna utilità sono i movimenti nazionalisti e populisti che contribuiscono ad esaltare l’odio, il divario sociale e culturale e la frammentazione della società europea. L’Europa ha come unica soluzione quello di unirsi contro l’estremismo islamico e non di dividersi in staterelli. Questi sarebbero facilmente manipolabili e ricattabili sia militarmente, sia dalle forze islamiche mediorientali, che hanno ancora nel petrolio la loro forza, sia dalle super potenze e in primis dalla Russia che già tenta di introdursi nella politica europea con accordi e finanziamenti verso i movimenti di Le Pen, Grillo, Salvini, Farage o verso vicine associazioni filorusse.

    Dobbiamo considerare però che per sconfiggere il terrorismo, in una società fluida come quella globalizzata, dove la nostra libertà è anche quella garantita dai diritti di privacy e di spostamento, è necessario eliminare i presupposti che lo hanno fatto nascere. Il caso svedese, dove il welfare è ottimamente finanziato e sostenuto, evidenza come il fondamentalismo islamista, per l’intrinseco odio verso la civiltà occidentale, sia insensibile agli obblighi di legge sulle pari opportunità e sulla tutela dei diritti umani.

    Il cambiamento culturale verso forme democratiche, paritarie e civili in certi gruppi radicalizzati è quindi molto difficile che avvenga. In questi casi il contenimento e l’espulsione dei soggetti devianti potrebbe essere l’unica soluzione. Ma non dobbiamo dimenticare che il vortice della violenza quando parte poi diventa inarrestabile ed in genere è sempre scatenato da guerre e sofferenze della popolazione. E con il tempo tutto questo dolore ritorna, come un boomerang, anche in chi ha scagliato la prima pietra, l’occidente appunto.

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