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    Tassate noi ricchi: i grandi filantropi che hanno sposato la causa della redistribuzione

    Protesta contro la riforma delle pensioni in Francia. Credits: AP Photo/Lewis Joly

    Abigail Disney sostiene che il sogno americano sia una favola. Perché il Ceo di Disneyland guadagna un salario pari a duemila anni di stipendio di un dipendente. Tom Steyer ha venduto la sua società per occuparsi di ambiente. Ecco chi sono i grandi filantropi che hanno sposato la causa della redistribuzione

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 12 Mag. 2023 alle 12:41 Aggiornato il 31 Lug. 2023 alle 19:36

    Quando si rese conto che grazie alle riforme fiscali dell’era Bush era arrivato a pagare – in proporzione – meno della sua segretaria, Warren Buffett capì che qualcosa non andava: era il 2011 e l’imprenditore ed economista del Nebraska, rinominato “l’oracolo di Omaha” per le sue spiccate doti di previsione nei grossi investimenti, chiese di essere tassato di più, anticipando di fatto la nascita di un movimento che ha visto sempre più miliardari aderire alla richiesta di contribuire maggiormente al welfare nazionale e mondiale. Da allora si è parlato molto di una “Buffett Rule”, che consisteva nel far pagare un minimo del 30 per cento a chi guadagna più di un milione di dollari l’anno: il provvedimento non ha mai visto la luce, ma ha ispirato diversi filantropi che si sono mossi in autonomia, spinti da un senso di ingiustizia verso la propria condizione di privilegiati e le disuguaglianze che persistono in ogni parte del mondo. 

    Abigail Disney

    Ebenezer Scrooge, vecchio e avaro banchiere protagonista di “A Christmas Carol” di Charles Dickens, odia il Natale perché lo considera un’inutile pausa dal lavoro, durante la quale non può guadagnare: è ispirato a lui il nome inglese di Zio Paperone, “Uncle Scrooge”, il celebre personaggio Disney noto per un solo passatempo preferito: crogiolarsi nella propria ricchezza. Abigail, pronipote di Walt Disney, animatore e produttore americano il cui cognome sarà per sempre associato all’industria dei cartoni animati e del fantasy, paragona i moderni Ceo proprio a Scrooge: «Passano il tempo a contare e ricontare i propri quattrini, preoccupandosi solo di come fare a moltiplicarli. E intanto i lavoratori chiedono inutilmente case, cibo e assistenza sanitaria». L’ereditiera è tra i membri fondatori di “Millionaires for Humanity”, una rete internazionale di super-ricchi che sostiene un’imposta patrimoniale dell’1 per cento sui multimilionari. Molto attiva nella difesa dei diritti dei lavoratori, Abigail Disney ha messo in luce le condizioni dei dipendenti dei parchi tematici dell’azienda, della quale possiede il 3 per cento. Tutto è partito da una critica al compenso stellare del suo Ceo. «Possibile che la retribuzione annua di una sola persona sia pari alla paga di 2.000 anni di un lavoratore comune?», si è chiesta, annunciando l’uscita di un documentario che racconta le pessime condizioni di lavoro di quattro impiegati a Disneyland, “The American Dream and Other Fairy Tales”

    Tom Steyer 

    Un miliardario emette nell’atmosfera una quantità di carbonio un milione di volte superiore rispetto a una persona media, e ha il doppio delle probabilità di investire in industrie inquinanti rispetto all’investitore medio. Forse guidato dal senso di colpa verso i dati pubblicati dall’ultimo rapporto di Oxfam, Tom Steyer, fondatore della società di investimento Farallon Capital, ha creato “NextGen America”, una fondazione impegnata nel contrasto al cambiamento climatico, dopo essersi ritirato dalla piazza nel 2012 vendendo tutte le sue quote di partecipazioni per un totale di 1,6 miliardi di dollari. Una battaglia che Steyer combatte soprattutto in chiave politica, partendo dall’incompatibilità di fondo con la destra Usa. Oggi, NextGen America è la più grande organizzazione di elettori giovanili della nazione, e mobilita milioni di ragazzi ogni anno per sostenere i candidati progressisti. Basata sulla convinzione che i giovani – e in particolare quelli neri – saranno quelli che soffriranno di più per gli effetti della crisi climatica, la fondazione spinge tutti gli altri temi della sinistra americana, e il suo contributo durante le elezioni di midterm del 2022 ha aiutato Joe Biden a contenere i danni della prevista ondata repubblicana.

    Nick Hanauer

    Leader aziendale di successo, imprenditore e venture capitalist, Nick Hanauer si è recentemente affermato come innovatore civico e feroce critico della crescente disparità di reddito negli Stati Uniti. Insieme a sua moglie ha fondato la Nick and Leslie Hanauer Foundation, grazie alla quale ha provato a combattere una piaga che affligge da tempo la sua Seattle, l’aumento dei senzatetto. Un fenomeno che a lui, proprietario di sei immobili, sta particolarmente a cuore. All’inizio di quest’anno ha donato 250mila dollari da utilizzare a beneficio dei senza fissa dimora, ma la sua azione si è spostata anche sul piano politico, vista la vicinanza con il sindaco della città: con una proposta destinata a essere presentata agli elettori, ha ipotizzato un’imposta sulle vendite dello 0,01 per cento, che genererebbe circa 68 milioni di dollari nel primo anno per finanziare un’ampia gamma di servizi per i senzatetto. Il governatore democratico dello stato di Washington, Jay Inslee, anche lui impegnato nella stessa battaglia, si è detto “fortunato” a essersi interfacciato con un imprenditore come lui.

    Marlene Engelhorn

     «Sono nata in una famiglia ricca ed erediterò una fortuna per la quale non ho dovuto lavorare. I ricchi non dovrebbero decidere se contribuire o meno alla giustizia della società in cui vivono, senza la quale non sarebbero milionari»: Marlene Engelhorn, 30enne austriaca, ha già fatto sapere che rinuncerà al 90 per cento della sua parte di lascito quando la nonna, la 94enne Traudl Engelhorn-Vechiatto, non ci sarà più. Redistribuirà in iniziative sociali i proventi della Basf, la multinazionale tedesca diventata maggiore gruppo chimico del mondo. Fondatrice del movimento “Tax Me Now”, la sua filantropia deriva probabilmente anche da un forte senso di colpa: nel 1925 Basf si unì ad altre società del settore per formare la Ig Farben, famosa per avere costruito l’impianto di Auschwitz nel quale si produceva lo Zyklon-B, l’agente a base di acido cianidrico usato nelle camere a gas.

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