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    Sudafrica, per la prima volta a processo i violenti torturatori dell’apartheid

    Foto di repertorio

    Verrà giudicato il braccio violento del potere razzista

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 31 Gen. 2020 alle 13:18

    Sudafrica, a processo i violenti torturatori dell’apartheid

    In Sudafrica arriva il primo processo al braccio violento dell’apartheid. Al centro c’è il “Security Banch”, una struttura apposita per la sicurezza dello Stato che si trova a Piazza John Vorster, nella capitale Johannesburg .

    Numerose persone che hanno combattuto l’apartheid sono state messe in manette lì. Il decimo piano è il luogo adibito alle celle e alle stanze per gli interrogatori. La storia che ha riaperto il processo è quella di Neil Aggett: 28 anni, bianco, sindacalista e medico, morì lì impiccandosi in una cella.

    Sudafrica e il processo all’apartheid: suicidi sospetti

    Il 27 novembre 1981 Aggett viene portato via dalla polizia. Il 31 dicembre, un mese dopo, la polizia avverte che da lì a poco sarebbe stato liberato. La notte tra il 4 e il 5 febbraio del 1982 viene trovato appeso con una “kikoi”, una sciarpa colorata comune in Africa dopo 70 giorni di detenzione. “Una messa in scena perché sembrasse suicidio. È invece omicidio“, disse la sorella di Aggett.

    Arthur Cronwright, maggiore del Security Branch, aveva trovato una lettera “ai compagni” redatta da Barbara Hogan, detenuta al decimo piano. “Hitler, come era soprannominato da tutti Cronwright, aveva torturato anche Aggett a quel fine. Io stessa avevo cercato di togliermi la vita per le torture subite. Tornare a quei giorni – ha osservato in tribunale Hogan, dieci anni di prigione alle spalle – è stato per me un supplizio, ma è giunto il tempo di farlo”.

    Al banco dovrebbe arrivare un altro esponente del Security Branch, Nicolaas Johannes Deetlefs, che interrogò Hogan e Aggett. Attraverso i suoi avvocati ha però già negato ogni responsabilità.

    Al decimo piano il 27 ottobre 1971 morì anche Ahmed Timol, indiano, tren’anni, esponente in esilio del Partito comunista. Al decimo piano il 16 febbraio 1977 morì Matthews Mabelane, nero, 23 anni, studente. Dal 1960 al 1990 sono stati uccisi in prigione 73 detenuti e di tanti neri non si sa dov’è sepolto il cadavere. Non si è mai trovato, per esempio, il corpo di Nokuhula Simelane, 23 anni, arrestata il 23 settembre 1983, torturata per due anni e poi uccisa.

    L’importanza del processo

    Il processo per la morte di Timol, il primo a essere intentato contro il potere razzista, e poi di Aggett, è davvero un punto di svolta.

    A 49 anni dall’uccisione di Timol e a 38 da quella di Aggett forse l’apartheid viene considerato per la sua sconvolgente violenza. Quel periodo è ancora una ferita aperta per il Sudafrica.

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