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    La storia dell’uomo che ha decifrato un problema irrisolto della matematica e che ora vive come un barbone

    Nonostante il compenso previsto fosse pari a un milione di dollari, Perelman ha sempre rifiutato sia questo premio che altre onorificenze, e ora vive ritirato in un appartamento vivendo unicamente con la propria pensione

    Di Emma Zannini
    Pubblicato il 28 Nov. 2017 alle 13:40 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:59

    Grigorij Jakovlevič Perel’man è un matematico russo, nato nel 1966 a San Pietroburgo (all’epoca Leningrado), che nel 2002 ha risolto la congettura di Poincaré, uno dei sette problemi irrisolti della matematica.

    Nonostante il compenso previsto fosse pari a un milione di dollari, Perel’man ha sempre rifiutato sia questo premio che altre onorificenze, e ritirandosi in un appartamento e vivendo unicamente con la propria pensione. L’ultimo che sostiene di averlo visto è un blogger russo, che nel 2007 lo avrebbe fotografato per strada con la barba lunga, vestito di stracci e i capelli arruffati.

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    La congettura di Poincaré è un problema avanzato nel 1904 dal matematico Henri Poincaré, e che è rimasto irrisolto per tutto il secolo. Nel 2000 l’Istituto Matematico Clay, statunitense, ha stabilito un elenco dei setti problemi matematici più difficili e irrisolti, ponendo per la risoluzione di ciascuno di essi un compenso pari a un milione di dollari.

    Attualmente l’unico risolto dei cosiddetti “Millenium Problems” è stato appunto la congettura di Poincaré.

    Nel 2002 Perel’man aveva pubblicato su un sito web un saggio, primo di una lunga serie che dimostrava la congettura di geometrizzazione di Thurston, al cui interno era presente come caso particolare la soluzione al problema del millennio di Poincaré.

    Solo qualche anno più tardi, nel 2006, un gruppo di matematici confermò il suo lavoro e stabilì che aveva effettivamente risolto la congettura, proponendo una dimostrazione dettagliata che rendeva accessibile a tutti i matematici il ragionamento di Perel’man, estremamente difficile.

    Sempre nello stesso anno, una commissione di nove matematici assegnò a Perel’man il prestigioso premio Fields, spesso definito l’equivalente matematico del Nobel, che viene assegnato ogni quattro anni. Ma lui lo rifiutò, nonostante il Presidente dell’Unione Internazionale di Matematica dell’epoca, John Ball, si recò personalmente a San Pietroburgo per chiedergli di accettarlo.

    Dichiarò infatti che “Il premio è completamente irrilevante per me. Se la dimostrazione è corretta, allora non c’è bisogno di altri riconoscimenti. Non mi interessano i soldi e la fama, non voglio essere esposto come un animale allo zoo. Non è nemmeno un gran successo”. Fu l’unico nella storia a rifiutare la medaglia.

    Nel 2010 gli fu riconosciuto anche il Millenium Prize dall’Istituto Clay, dal valore di un milione di dollari, ma non si presentò nemmeno alla cerimonia in suo onore a Parigi, e rifiutò esplicitamente il premio, perché in disappunto con l’Istituto.

    Già nel 2005 aveva abbandonato il proprio lavoro di matematico presso l’Istituto Steklov di San Pietroburgo, e si era ritirato, secondo indiscrezioni dedicandosi anche a questioni legate ad un altro dei Millenials Problems. Le ragioni del suo allontanamento pare siano legate ad un’insofferenza etica nei confronti del mondo accademico della matematica, che considera disonesto.

    Da allora Perel’man ha evitato tutti i media e persino chi tentava di scrivere libri su di lui. Pare che ad un giornalista abbia detto: “Mi stai disturbando. Sto tentando di raccogliere funghi”.

    Un giornalista del Telegraph, Brett Forrest, qualche anno fa è andato in Russia alla sua ricerca, ed è riuscito a trovare il suo indirizzo, ma tutti i vicini hanno detto che non si vedeva mai e che viveva solo con la madre, acconciato con barba lunga, capelli scarmigliati e sguardo perso.

    Dopo averlo aspettato sotto casa per tre giorni interi, finalmente è riuscito ad incontrarlo e a scambiare due parole con lui, ma alla domanda “Che cosa farai della tua vita?”, lui ha risposto “Non lo so”, prima di rientrare a casa.

     

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