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    Anche la storia che Maometto sposò una bambina è una bufala

    Credit: AFP PHOTO / MUNIR UZ ZAMAN

    Il commento di Sara Ahmed dopo la fake news sulla bambina di 9 anni violentata a Padova dal marito musulmano

    Di Sara Ahmed
    Pubblicato il 23 Nov. 2017 alle 12:31 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:25

    Nel 2009 la Santanchè urlava in un Talk show “Maometto era un pedofilo”. Oggi, a distanza di anni, lo hanno affermato “velatamente” anche molte testate giornalistiche.

    Come? Pubblicando l’ennesima bufala spacciata come notizia vera e attendibile. Diversi giornali hanno dato la notizia di una sposa bambina di 9 anni violentata a Padova dal marito musulmano di 35, fermato poi dai carabinieri, senza accertarsi se la vicenda fosse avvenuta realmente.

    La notizia lanciata da numerose testate si è rivelata poi una fake news. Sono state proprio le forze dell’ordine ad aver negato di essersi occupate di un caso che non esisteva.
    Ma ecco che con le tre parole “musulmano”, “bambina” e “sposa”, l’informazione gira e tutti in coro iniziano a urlare che Maometto era un pedofilo.

    Notizie di questo tipo vogliono alludere alla storia di Maometto e di sua moglie Aisha, nota al mondo occidentale come la sposa bambina del profeta dell’Islam.

    Mettiamo una cosa in chiaro: Maometto non era un pedofilo e non ha sposato una bambina di 9 anni.

    Aisha, la moglie di Maometto, non aveva 9 anni bensì 19.

    Nel Corano non c’è alcun riferimento all’età di Aisha, che viene trattata negli hadith, i detti e i comportamenti del profeta tramandati oralmente e trascritti solo 200 anni dopo la sua morte. Gli hadith sono quindi fonti attendibile solo in parte, non paragonabili in nessun modo al Corano.

    Alcuni di questi detti sono stati trascritti in modo errato, e sono quindi sono falsi, altri sono stati copiati in modo corretto ma interpretati in maniere discutibili se non palesemente erronee.

    Nell’ultima categoria rientrano alcuni hadith riguardo proprio l’età di Aisha. In uno di questi, Aisha narra di essere stata promessa in sposa a Maometto all’età di 6 anni e di aver consumato il matrimonio all’età di 9 anni.

    Ma nell’arabo parlato dell’epoca veniva nominata solo l’ultima cifra dell’età, e non le decine. Quindi Aisha dice 6 intendendo 16, e 9 intendendo 19.

    Tuttora nella lingua italiana usiamo questo tipo di linguaggio, comune anche in altre lingue. Invece di dire 1800 (inteso come secolo) diciamo Ottocento, e invece di dire 1900 diciamo Novecento.

    In altri hadith si narra che al profeta venne consigliato di sposare “la donna Aisha” e non “la bambina Aisha”, e che la stessa Aisha era una combattente. La sposa di Maometto prende infatti parte alle battaglie difensive dei musulmani perseguitati ai tempi dai pagani.

    Il problema delle spose bambine affligge molti paesi a maggioranza islamica, e questo nessuno lo nega.

    Ma va anche ricordato che il matrimonio nell’Islam non è un sacramento ma un contratto tra due parti: il marito e la moglie. La volontà di una sola parte di recedere annulla tale contratto e ogni sua validità. Queste sono le linee guida precisate nel Corano e in altri insegnamenti di Maometto.

    Il mondo musulmano deve risolvere un problema dottrinale alla base del quale c’è la questione degli hadith falsi. Ai paesi a maggioranza musulmana spetta anche il dovere di applicare leggi più severe per chi commette tali atrocità.

    In Italia però bisogna evitare di trattare temi come lo stupro facendo credere che riguardino un’unica religione e un’unica sfera di credenti.

    Determinati temi dovrebbero essere trattati con maggiore obiettività e senso critico senza andare alla ricerca della notizia che fa scandalo, tirando fuori i peggiori istinti razzisti e islamofobi dei lettori.

    Ma ad alcune testate piace riproporre ogni anno un caso di stupro su un minore commesso da un musulmano perché provoca scalpore e perché inevitabilmente ha maggiore diffusione rispetto ad altre notizie. In questo modo però si infanga un’intera religione, e cosa ancor più importante, si fa una pessima informazione.

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