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    Omosessuali, non criminali

    La storia di Alan Turing, che ha decifrato i codici nazisti durante la guerra, e del reato di omosessualità in Gran Bretagna

    Di Jessica Cimino
    Pubblicato il 2 Mar. 2015 alle 18:04 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:37

    “Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”.

    Morten Tyldum, regista norvegese di 47 anni che ha diretto The Imitation Game, ha utilizzato citazioni come questa per raccontare la storia di Alan Turing, il brillante crittografo e matematico considerato uno tra i più grandi eroi di guerra non riconosciuti della Gran Bretagna.

    Nel pieno del secondo conflitto mondiale, Turing entrò a far parte del Department of Communication di Bletchley Park, a Londra. Come capo del gruppo di crittografi, il suo compito era quello di decifrare i codici utilizzati nelle comunicazioni tedesche, criptati attraverso l’impiego della macchina nota con il nome di Enigma.

    Dopo quasi quattro anni riuscì nell’intento, consentendo così agli Alleati di conoscere e anticipare gli attacchi delle forze militari naziste.

    I suoi sforzi, insieme a quelli dei colleghi, hanno fatto sì che 14 milioni di vite fossero salvate dal massacro: lo stesso Winston Churchill vide nel lavoro di Turing “il singolo contributo più significativo per la vittoria delle forze Alleate”.

    Dell’incredibile impresa del matematico e della sua squadra di crittografi, però, il mondo non seppe nulla per trent’anni: i risultati ottenuti durante la progettazione della macchina di decrittazione furono coperti dal segreto per volontà del governo britannico.

    Così facendo si negò loro la possibilità di ricevere quei riconoscimenti che la comunità scientifica avrebbe poi conferito solo nei primi anni Settanta, quando i servizi segreti inglesi autorizzarono la pubblicazione delle prime informazioni relative alle attività svolte a Bletchley Park.

    Il più grande segreto che Alan Turing abbia mai dovuto mantenere non è però legato all’aver decifrato una serie di codici, bensì alla sua vita privata. Turing infatti era omosessuale e questo, per la legge britannica vigente nel dopoguerra, costituiva reato.

    Arrestato con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali con altri uomini, dovette scegliere se scontare la condanna per due anni in carcere, o sottoporsi alla castrazione chimica mediante l’assunzione di estrogeni: pur di non abbandonare l’attività scientifica, optò per la seconda.

    Lo sviluppo dei seni, la perdita delle capacità motorie e il continuo rilascio delle sostanze chimiche nel suo corpo anche al termine dei due anni di pena, spinsero Turing al suicidio a soli 41 anni. Anche le cause che lo indussero a compiere un tale gesto furono a lungo negate , non diversamente dal suo contributo prestato al governo inglese come crittografo.

    Dopo la sua morte, la battaglia della famiglia Turing per il riconoscimento dei trattamenti omofobi e disumani subiti dal loro familiare, si è intrecciata con le lotte portate avanti in quegli anni per l’abolizione della cosiddetta “gross indecency” lawun emendamento legale del 1885 che criminalizzava l’omosessualità.

    Sebbene il reato di omosessualità sia stato depenalizzato in Inghilterra e Galles tredici anni dopo la morte del matematico, avvenuta nel 1967, solamente nel 2009 il governo britannico ha riconosciuto formalmente l’ingiustizia della condanna scontata da Turing.

    A questo ha fatto seguito una petizione inviata a Downing Street su iniziativa dell’informatico JohnGraham-Cumming per la concessione della grazia postuma, accordata dalla regina Elisabetta II nel 2013.

    The Imitation Game è stato premiato quest’anno con l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. I meriti di questa pellicola però vanno ben oltre l’ambiente hollywoodiano: la rappresentazione cinematografica della vita tormentata dello studioso ha ricordato al mondo che le discriminazioni contro gli omosessuali non appartengono a un passato così remoto.

    Oltre a Turing, in Gran Bretagna sono ancora 49 mila le vittime di quella stessa legge a cui non è mai stata riconosciuta la grazia postuma. Forte della pubblicità generata dal film il giornalista americano Matthew Breen, insieme alla famiglia Turing, ha lanciato in questi giorni una petizione sul sito Change.org finalizzata a tale scopo.

    Nella prima settimana, 366 mila persone hanno appoggiato la sua causa, tra cui Stephen Fry, celebre attore e scrittore inglese, e lo stesso Benedict Cumberbatch, che nel film ha interpretato il ruolo di Turing.

    In un recente tweet, Breene ha spiegato la sua scelta di lanciare la petizione sostenendo che “tutte quelle 49 mila persone meritano di vedersi riconoscere le ingiustizie subite da parte del governo britannico, provocate da una legge non solo intollerabile, ma che ha causato loro danni fisici e morali irreparabili. Alan Turing ha ricevuto la grazia postuma nel 2013, e ciascuno di essi ha diritto allo stesso trattamento”.

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