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    Cisgiordania, attivista italiana fermata dall’esercito israeliano a Betlemme e portata via con la forza | VIDEO

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 16 Gen. 2023 alle 15:50 Aggiornato il 16 Gen. 2023 alle 15:59

    Nel corso di un blitz dell’esercito israeliano a Betlemme, in Cisgiordania, è stata fermata una cittadina italiana 50enne, Stefania Costantini, che si trovava questa mattina nel campo profughi di Dheisheh.

    Al momento non sono chiari i motivi del fermo, ma le autorità diplomatiche italiane, il consolato a Gerusalemme e l’ambasciata in Israele stanno seguendo da vicino la vicenda.

    Alcune fonti locali, citate dall’agenzia palestinese Wafa, hanno riferito che “i soldati israeliani hanno fatto irruzione nella casa del giornalista palestinese Nidal Abu Aker, percosso il figlio, appena sottoposto ad un intervento chirurgico, e interrogato la moglie”.

    I soldati, ha proseguito la Wafa, sono anche entrati nella casa dell’anziana madre di Abu Aker, dove hanno trovato l’attivista e l’hanno fermata. Nel video è la donna che viene presa e portata via gambe all’aria. Durante il raid, i giovani residenti del campo hanno provato ad opporsi ai militari, che hanno risposto sparando proiettili veri e lacrimogeni.

    Un bambino di 14 anni, Omar Khmour, è morto dopo essere stato colpito con un colpo alla testa. Era rimasto gravemente ferito e trasportato d’urgenza in ospedale, dove è poi deceduto. I soldati israeliani hanno lasciato il campo dopo aver arrestato un giovane di 24 anni.

    Lo scorso 3 gennaio, sempre a Dheisheh, un 15enne era rimasto ucciso in seguito a un’altra incursione di soldati israeliani: si chiamava Adam Ayyad. E sabato tre palestinesi sono stati uccisi in seguito a scontri con forze israeliane in Cisgiordania.
    A seguito di una serie di attacchi mortali contro gli israeliani dello scorso marzo e aprile, le forze israeliane hanno lanciato incursioni notturne in Cisgiordania in cui sono state uccise decine di persone. Queste violenze hanno reso il 2022 l’anno più mortale in Cisgiordania dal 2005, quando le Nazioni Unite hanno iniziato a registrare il dato nell’area.
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