Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Lotta al razzismo: Starbucks chiude 8mila locali per un giorno

    Starbucks è una catena di caffetterie fondata nel 1971 a Seattle, negli Stati Uniti.

    La catena ha deciso di chiudere tutti suoi punti negli Usa per consentire ai dipendenti di partecipare a un corso contro la discriminazione razziale dopo l'arresto di due uomini afroamericani in un locale a Filadelfia

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 29 Mag. 2018 alle 10:48 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:05

    La catena Starbucks ha deciso di chiudere tutti i locali sul territorio americano il 29 maggio 2018 per permettere ai suoi circa 175mila dipendenti di partecipare a un corso contro il razzismo.

    Sono 8mila i locali interessati dalla chiusura.

    La decisione fa seguito allo scandalo che ha travolto nei mesi scorsi l’azienda, quando due ragazzi afroamericani, Rashon Nelson e Donte Robinson, sono stati arrestati per aver utilizzato i bagni di un locale di Filadelfia senza aver comprato nulla.

    A chiamare la polizia era stato il direttore del locale, successivamente allontanato dall’azienda.

    L’arresto ha scatenato una ondata di indignazione sui social media contro Starbucks.

    Successivamente la denuncia nei confronti dei due afroamericani è stata ritirata e i due si sono accordati con la catena per un risarcimento in denaro.

    I due non avevano ancora fatto la loro ordinazione perché aspettavano una terza persona.

    “Quello che è successo è sbagliato, non collima con quelli che sono i nostri valori e non dovrà accadere mai più nei nostri locali”, ha affermato Kevin Johnson, amministratore delegato di Starbucks.

    “I nostri negozi sono nati per essere delle comunità, dove si entra anche solo per accedere alla rete wifi e così lavorare al computer o scambiarsi messaggi sulle chat, senza essere per forza costretti a consumare. È da sempre lo spirito con cui abbiamo concepito la nostra attività”.

    Il 19 maggio l’azienda era già intervenuta modificando la politica relativa all‘uso dei servizi igienici.

    “Qualsiasi persona che entra nei nostri spazi, indipendentemente dal fatto che effettui un acquisto, è considerata un cliente”, ha fatto sapere Starbucks in una nota ufficiale.

    Anche la polizia di Filadelfia è stata criticata per l’arresto dei due ragazzi.

    Il capo delle forze dell’ordine ha giustificato gli agenti dichiarando che sono state seguite le corrette procedure, ma Nelson e Robinson sono stati trattenuti in commissariato per nove ore nonostante l’assenza di capi di accusa nei loro confronti.

    Il video dell’arresto è stato girato e pubblicato da alcune persone presenti nel locale ed è stato condiviso migliaia di volte, diventando virale.

    La catena Starbucks è stata quindi accusata di razzismo e discriminazione e sta cercando di restaurare la propria reputazione.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version