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    Come Starbucks sta involontariamente aiutando la lotta dei neri americani

    Grazie a una foto pubblicata su Facebook si sta diffondendo negli Stati Uniti una nuova maniera di dare il proprio sostegno alla protesta dei neri contro le violenze

    Di TPI
    Pubblicato il 14 Lug. 2016 alle 13:36 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:52

    Grazie a un cittadino statunitense, Lex Cross, che ha pubblicato una foto su Facebook, si sta diffondendo negli Stati Uniti una nuova originale maniera di dare il proprio sostegno alla protesta degli afroamericani contro i trattamenti violenti e a volte letali di alcuni membri delle forze dell’ordine nei loro confronti.

    Cross ha infatti avuto l’idea di sfruttare la prassi secondo cui, nella nota catena di caffetterie Starbucks, a ogni cliente viene chiesto il proprio nome da parte del barista, che poi lo scrive sul suo bicchiere e lo chiama ad alta voce quando è pronta la sua ordinazione.

    La stessa cosa succede anche quando l’ordine viene fatto attraverso la app di Starbucks, sulla quale ogni cliente ha un account personale.

    Invece di dichiarare il suo vero nome sulla app, Lex ha inserito come nominativo la frase “Black lives matter”, lo slogan traducibile con “la vita dei neri conta” che è diventato negli ultimi mesi il motto della lotta dei cittadini di colore stanchi degli omicidi e del razzismo nei loro confronti.

    Il motto è però controverso, visto che diversi commentatori e politici soprattutto repubblicani, tra cui ultimamente l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, lo hanno giudicato poco universale e in grado di fomentare ulteriormente la tensione tra bianchi e neri.

    Evidentemente non è questa l’idea di Lex Cross, che della sua idea dice: “In questo modo il barista deve gridare che le vite dei neri contano di fronte a una stanza piena di persone, quando il mio caffè è pronto”.

    Il post ha avuto grande successo e sono molti quelli che hanno già ripreso l’idea con l’intenzione di contribuire, anche solo con un gesto simbolico, ad aumentare la consapevolezza del problema nei loro concittadini amanti del caffè.

    Qui sotto il post originale di Cross e due esempi di cittadini che lo hanno imitato:

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