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    La sconfitta del vecchio regime in Sri Lanka

    Il 17 agosto il partito dell'ex presidente Mahinda Rajapaksa ha perso le elezioni parlamentari, sconfitto dal rivale Ranil Wickremesinghe

    Di TPI
    Pubblicato il 19 Ago. 2015 alle 10:08 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:13

    Il Partito dell’Unità Nazionale (Unp), a cui appartiene l’attuale primo ministro Ranil Wickremesinghe, ha vinto le elezioni parlamentari lo scorso 17 agosto, sconfiggendo il Partito della Libertà (Slfp) dell’ex presidente Mahinda Rajapaksa. L’Unp ha ottenuto il 45,7 per cento dei voti, conquistando 106 seggi su 225, mentre il partito rivale Slfp ha ottenuto il 42,4 per cento dei voti e 95 seggi.

    Lo Sri Lanka è una repubblica semi-presidenziale, in cui il primo ministro viene nominato dal presidente, sulla base della maggioranza ottenuta in Parlamento. L’attuale presidente è Maithripala Sirisena, ex collaboratore di Rajapaksa e appartenente al suo stesso partito, lo Slfp.

    Nelle ultime elezioni presidenziali, tenutesi lo scorso 8 gennaio, Sirisena ha deciso di schierarsi contro il suo ex-alleato Rajapaksa, accusandolo di nepotismo e corruzione, e ha invece stretto accordi con il partito dell’opposizione, guidato da Wickremesinghe.

    Nei prossimi giorni Sirisena dovrebbe dare al premier Wickremesinghe l’incarico di formare un nuovo governo. Il partito Unp non ha conquistato la maggioranza assoluta ma gode dell’appoggio di altri gruppi, tra cui il partito dell’Associazione Nazionale Tamil e gli alleati del presidente Sirisena. Il rimpasto governativo dovrebbe rafforzare la posizione di Wickremesinghe, che per otto mesi – a partire dal gennaio del 2015 – ha governato nonostante il suo partito fosse in minoranza al parlamento.

    Le elezioni parlamentari erano state convocate in anticipo per il 17 agosto dal presidente Sirisena, proprio per assicurare una maggioranza parlamentare al governo di Wickremesinghe e far approvare più velocemente le riforme previste.

    Le elezioni parlamentari del 17 agosto hanno confermato il calo di popolarità di Rajapaksa, che – nonostante la precedente sconfitta alle presidenziali – sperava di veder vincere il suo partito e poter ottenere il ruolo di primo ministro.

    Rajapaksa era stato presidente dello Sri Lanka dal Novembre 2005 al gennaio 2015, durante gli anni più feroci della guerra civile. Il conflitto era scoppiato nel 1983, a causa delle tensioni tra la minoranza tamil, prevalentemente di religione hindu, e la maggioranza buddista dei cingalesi. Per ben 26 anni il governo dello Sri Lanka guidò una logorante campagna militare contro i ribelli delle Tigri tamil, che rivendicavano l’indipendenza del nord del Paese.

    Le operazioni militari si conclusero nel 2009, quando Rajapaksa lanciò un’ultima e decisiva offensiva militare con l’obbiettivo di annientare le Tigri. Il governo Rajapaksa è stato accusato di aver bombardato deliberatamente obiettivi civili, tra cui le tendopoli dove si erano rifugiate decine di migliaia di profughi. Secondo le stime ufficiali dell’Onu, durante l’attacco finale furono uccise tra le 40 mila e le 70 mila persone, mentre le vittime totali del conflitto sono oltre 100mila.

    La vittoria contro le Tigri Tamil è stata usata da Rajapaksa come strumento di propaganda elettorale. L’ex presidente ha infatti detto agli elettori che votare per il partito di Wickremesinghe avrebbe dato troppi spazi alla minoranza Tamil e avrebbe compromesso la sicurezza del Paese. In campagna elettorale, Wickremesinghe aveva invece detto che la vittoria del suo partito avrebbe segnato la liberazione dalle catene del governo di Rajapaksa e avrebbe posto fine a un decennio di oppressione e abusi dei diritti umani.

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