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    La Siria è pronta per essere riammessa nella Lega Araba dopo 8 anni dall’espulsione

    Il presidente siriano Bashar al-Assad e il sudanese Omar al-Bashir a Damasco. Credit: Afp

    I paesi arabi avevano interrotto le relazioni diplomatiche all’indomani della rivolta del 2011, schierandosi a fianco dell’opposizione

    Di TPI
    Pubblicato il 27 Dic. 2018 alle 12:41 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:22

    La Siria sarà riammessa nella Lega Araba otto anni dopo dall’espulsione. La prima conseguenza di questa decisione è la riapertura dell’ambasciata degli Emirati Arabi Uniti a Damasco, con tanto di cerimonia d’onore.

    Ad annunciarlo è stata l’agenzia russa Ria Novosti citando fonti del ministero dell’Interno. L’Uae, Paese del Golfo stretto alleato dell’Arabia Saudita, aveva interrotto le sue relazioni diplomatiche con la Siria all’indomani della rivolta scoppiata nel 2011, schierandosi nettamente a fianco dei ribelli dell’opposizione.

    E risale sempre al novembre 2011 la decisione della Lega Araba di sospendere il paese governato da Bashar al Assad, a causa della brutale repressione delle pacifiche proteste dei cittadini siriani.

    Con la riammissione decisa dai 22 paesi membri, la Siria, per usare le parole del presidente sudanese Omar al Bashir durante la visita della settimana scorsa a Damasco, “potrà tornare così sulla scena internazionale”.

    Come ricostruisce il Guardian, il prossimo ritorno di Assad tra i leader del mondo arabo, al fianco del principe ereditario saudita Mohammed bin Salam e del generale Abdel Fatah al-Sisi, presidente della Repubblica Egiziana, segnerà la “morte definitiva” della primavera araba.

    Ed è stata proprio la visita di Omar al Bashir, presidente del Sudan, a Damasco il momento di svolta: per la prima volta in otto anni uno dei leader della Lega Araba si è recato in visita ufficiale in Siria “per conto dell’Arabia Saudita” visti gli stretti legami tra i governi di Khartoum e Riad.

    I mezzi di informazione filo Assad hanno pubblicato le foto dei due leader che si stringono la mano su un tappeto rosso steso sulla pista dove è atterrato il jet russo con a bordo il presidente sudanese.

    “Pressioni interne alla Lega Araba”, secondo quanto confermato da “fonti diplomatiche” al Guardian, premono da tempo sul fatto che la Siria debba essere riammessa nell’alleanza delle nazioni arabe.

    Dall’altra parte, però, ci sono gli Stati Uniti che stanno facendo pressing su Riad e Il Cairo per chiedere che sia un voto dei paesi membri a decidere. Il piano è chiaro: riavvicinare Assad per allontanarlo quanto più possibile dall’Iran.

    Per l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, riabbracciare la Siria è una nuova strategia volta proprio a indebolire l’influenza di Teheran.

    Sia le stime siriane che quelle internazionali dicono che occorrono circa 400 miliardi di dollari per ricostruire il paese devastato da 8 anni di guerra civile, ma l’Onu si rifiuta di contribuire fino a quando Assad non si impegnerà con il processo di pace delle Nazioni Unite.

    Secondo quanto sostiene il Guardian, “le tasche di Riyadh sono molto più profonde di quelle di Teheran e di Mosca”.

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