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    I curdi siriani proclamano l’autonomia della loro regione

    Un voto congiunto delle tre province sotto il controllo delle forze curde stabilisce un'amministrazione autonoma in vista di un sistema federale

    Di TPI
    Pubblicato il 17 Mar. 2016 alle 17:56 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:12

    Le aree sotto il controllo dei curdi nel nord della Siria hanno votato in favore dell’autonomia all’interno di un sistema federale, giovedì 17 marzo 2016. La decisione non può che irritare sia il governo di Damasco che quello di Ankara e potrebbe complicare le cose nel corso dei colloqui di pace mediati dalle Nazioni Unite.

    I curdi, che sono sostenuti militarmente dagli Stati Uniti, hanno conteso con successo all’Isis il controllo di aree nel nord del paese, ma il principale partito siriano curdo, il Pyd è stato escluso dai negoziati cominciati questa settimana a Ginevra.

    Le tre regioni controllate dai curdi si sono incontrate a Rmeilan nel nordest della Siria e si sono accordate su un sistema democratico di amministrazione autonoma in Rojava e nel nord della Siria, ha dichiarato il funzionario curdo Idris Nassan. “Queste regioni insieme hanno discusso la formula di amministrazione”.

    Il Pyd ha ripetutamente asserito di volere un modello di governo decentralizzato per la Siria, e non la divisione del paese. Il documento emanato giovedì sottolinea che il sistema federale garantirebbe l’unità del territorio siriano.

    L’unificazione delle tre province curde, sancita dal voto di oggi, punta a creare un’entità territoriale autonoma in Siria simile al Kurdistan iracheno, nato dopo la caduta di Saddam Hussein nel 2003.

    Tuttavia, Nawaf Khalil, un ex funzionario del Pyd, ha minimizzato il parallelo tra le aspirazioni dei curdi siriani e di quelli iracheni dicendo che l’annuncio di giovedì è stato dato in seguito all’accordo con tutte le comunità della regione (arabi, armeni, assiri, ceceni, turkmeni).

    Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il voto era previsto già per mercoledì, ma è stato rimandato a oggi proprio perché arabi e assiri avevano chiesto rassicurazioni rispetto alla conservazione dell’unità della Siria.

    I curdi siriani controllano una porzione di territorio lungo 400 chilometri lungo il confine con la Turchia, dal fiume Eufrate alla frontiera con l’Iraq. Controllano anche una porzione isolata verso il confine nordorientale nell’area di Afrin, separata da circa 100 chilometri di territorio per lo più sotto il controllo del sedicente Stato islamico.

    Le forze appoggiate dagli Stati Uniti sono riusciti ad avanzare nelle province di Raqqa, Hasaka e Aleppo a danno dell’Isis e di altre milizie. Nassan dice che queste aree liberate saranno incluse nell’accordo di giovedì, che dovrebbe riguardare l’amministrazione degli affari economici, la difesa e la sicurezza.

    I funzionari curdi hanno anche sottolineato che il sistema politico rappresenterà tutti i gruppi etnici sottoposti alla sua amministrazione.

    La dichiarazione di oggi, tuttavia, preoccupa molte delle fazioni coinvolte nella guerra civile che dura ormai da 5 anni e anche per gli attori internazionali che sostengono l’idea che la Siria debba rimanere uno stato unitario.

    Malgrado Washington sostenga militarmente i curdi, il Dipartimento di Stato americano ha chiarito che non riconoscerà “aree semi-autonome e auto-governate nella Siria”, ma potrebbe accettare una struttura federale se questa dovesse essere la volontà del popolo siriano.

    Ma Damasco e Ankara hanno immediatamente denunciato la dichiarazione. “Annunci di questo tipo non hanno valore legale e non avranno alcun impatto politico, sociale o economico, perché non riflettono la volontà dell’intera popolazione siriana”, avrebbe dichiarato una fonte del ministero degli Esteri siriano secondo l’agenzia di stampa di stato Sana.

    La Turchia teme che la crescente influenza curda in Siria possa rafforzare le spinte separatiste della sua minoranza curda, e considera la milizia curda siriana un alleato del Pkk, che ambisce all’autonomia curda nel sudest della Turchia.

    Sabato, il governo di Damasco aveva escluso l’idea di una Siria federale, malgrado funzionari russi ritengano che possa essere un modello praticabile.

    Anche l’inviato speciale per la Siria delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura ha aperto uno spiraglio all’opzione federale. Stando a quanto da lui dichiarato ad Al Jazeera “Tutti i [partiti] siriani hanno rigettato la divisione [del paese] e durante le negoziazioni si potrà discutere di federalismo”.

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