Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Shoyna, il villaggio russo che sta scomparendo sotto la sabbia

    A causa di una pesca eccessiva e dello sfruttamento dei fondali, l'equilibrio dell'ecosistema locale si è rotto e ora la cittadina rischia ogni notte di venire inghiottita sotto la sabbia

    Di Massimo Ferraro
    Pubblicato il 12 Nov. 2018 alle 08:23 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:50

    Millequattrocento chilometri a nord di Mosca, sulle coste del gelido Mar Bianco, c’è un piccolo villaggio che lotta ogni giorno per non essere inghiottito dalla sabbia.

    Shoyna è una cittadina di 300 abitanti, considerata il luogo desertico più a nord del mondo, assediata costantemente da decine di chilometri di dune di sabbia lungo tutta la costa marina.

    Una linea del fronte che minaccia la sopravvivenza stessa dei cittadini: i forti venti sono in grado di portare così tanta arenaria da seppellire in una notte le case, lasciando libero solo il tetto.

    Per questo la popolazione ha imparato a lasciare la porta aperta prima di andare a dormire, perché le dune potrebbero bloccarle e lasciare gli abitanti chiusi dentro.

    Pesca – Ma non è sempre stato così. Come racconta il New York Times, Shoyna era una città che viveva del commercio  grazie al porto e all’attività dei pescherecci. Negli anni migliori, quelli successivi alla seconda guerra mondiale, le banchine del porto riuscivano a malapena ad accogliere le oltre 70 imbarcazioni che entravano e uscivano ogni giorno.

    Ma tutto questo aveva un prezzo. La pesca eccessiva e lo sfruttamento dei fondali hanno distrutto l’ecosistema e l’equilibrio della natura. I pescherecci da traino hanno raschiato il fondo del mare, portando via limo e alghe che mantenevano la sabbia “ancorata” al suolo.

    Il villaggio si è lentamente svuotato, passando da 800 a 285 abitanti. Prima è stato chiuso l’impianto di lavorazione del pesce, poi la fabbrica dei mattoni. Le ultime a chiudere sono state le fattorie: per anni i contadini hanno concimato la terra, piantato ortaggi e spazzato i terreno dalla sabbia, finché non è diventato inutile.

    Ora Shoyna è isolata, non ci sono collegamenti via terra. L’unico modo per raggiungerla è attraverso i voli dal piccolo aeroporto della cittadina.

    Diga – Quando la pesca ha perso attrattività, molte imbarcazioni sono state abbandonate sulla costa, e con il tempo si è creata una discarica che ora gli abitanti di Shoyna stanno cercando di utilizzare a loro vantaggio.

    Le persone continuano a portare barili, macchinari e tutto ciò di cui si voglio disfare sulla spiaggia per cercare di creare una sorta di trincea in grado di bloccare l’avanzamento della sabbia, una vera “diga” artificiale.

    E la speranza non li ha abbandonati. C’è chi racconta che si sta ricreando un piccolo ecosistema, che l’erba sta tornando a crescere e i pescatori giurano che le alghe sono tornate a impigliarsi nelle loro reti. Ma per ora gli abitanti di Shoyna continuano a dormire con le porte aperte, per non essere seppelliti dalla sabbia in una sola notte.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version