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    Una serie di misteriosi omicidi di donne sta sconvolgendo l’Uganda

    Una pattuglia di polizia a Katabi, in Uganda. Credit: Isaac Kasamani

    Negli ultimi sei mesi, almeno 23 donne sono state assassinate brutalmente nei dintorni di Kampala. Si teme la responsabilità di un serial killer, ma per alcuni dietro gli omicidi si celano motivazioni politiche

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 31 Ott. 2017 alle 17:35 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 12:19

    Sarah Neliima, 22 anni, lo scorso 20 settembre non si è presentata al ristorante in cui lavorava come cameriera a Katabia, non lontano dall’aeroporto internazionale di Entebbe, in Uganda. Quando hanno visto che non era neanche a casa, parenti e colleghi hanno iniziato a cercarla in tutta la zona.

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    La sera del 19 settembre, alle 21, aveva finito come al solito il suo turno. Poi era sparita nel nulla. Il suo corpo è stato trovato qualche giorno dopo in un campo di banane poco distante dall’autostrada tra Entebbe e Kampala.

    Sarah è la 23esima donna assassinata nei dintorni di Kampala, capitale dell’Uganda, a partire dal mese di maggio, in una serie di delitti che stanno sconvolgendo il paese e che sono finiti sui giornali di tutto il mondo.

    La prima vittima è una donna di cui non si conosce il nome. Il suo corpo è stato rinvenuto nella zona di Nansana, non lontano da Kampala,  il 27 maggio scorso. Nei tre giorni successivi, altre tre donne sono state trovate morte, tutte in circostanze simili. Di questi quattro corpi, solo uno è stato identificato: si tratta di Juliet Nampijja, madre di due figli, che viveva nelle vicinanze.

    Nel corso degli ultimi sei mesi, la polizia ugandese stima che almeno 23 donne tra i 18 e i 35 anni siano state assassinate nell’area di Kampala, ma il numero effettivo potrebbe essere più alto.

    Alcune di loro erano prostitute, almeno due erano studentesse. Altre semplici lavoratrici.

    Tutti i loro corpi, secondo quanto riporta il Guardian, sono stati trovati nudi, con segni di strangolamento e con dei bastoncini nella vagina. Secondo i media locali, inoltre, alcune di loro sono state violentate prima di essere uccise.

    I primi delitti sono passati quasi inosservati. Ma quando il numero delle vittime ha iniziato a diventare consistente, la polizia ha cominciato a indagare. Le forze dell’ordine, tuttavia, hanno fornito versioni diverse e contraddittorie sugli omicidi, come scrive una reporter di Al Jazeera in Uganda.

    In un primo momento, l’ispettore Kale Kayihura ha parlato di violenza domestica. In seguito, ha detto che i delitti erano dovuti alla disoccupazione, all’abuso di droga e alle gang criminali. Il 7 settembre, il ministro degli Interni Jeje Odongo ha dichiarato in parlamento che gli omicidi erano legati a dei riti satanici. Tuttavia, il portavoce della polizia ha affermato che oltre la metà delle donne assassinate erano prostitute.

    Il numero di donne uccise e le circostanze simili dei delitti hanno fatto comparire l’ombra di un possibile serial killer. Un numero imprecisato di persone – “oltre 30” tra cui una ragazzina di 16 anni, secondo la polizia – sono state arrestate per gli omicidi e rimangono nelle mani della polizia. Almeno due uomini d’affari, secondo quanto riporta la stampa locale, sono stati accusati di terrorismo, omicidio e rapina aggravata.

    Ma secondo il sindaco di Nansana, Regina Bakitte, dietro gli omicidi ci sono ragioni politiche. “Non credo che questi delitti abbiano nulla a che fare con la stregoneria”, ha detto Bakitte. “Penso che ci sia un movente politico”.

    Bakitte, membro del Partito Democratico ugandese, ritiene che il governo possa aver orchestrato le uccisioni per screditare l’opposizione. “Questa è una roccaforte dell’opposizione, come anche Katabi. Non è una coincidenza: vogliono che la gente viva nella paura”, ha detto.

    Il sindaco di Katabi, Ronald Kalema, sostiene invece che si tratti di un tentativo di rendere il governo più debole, facendo diventare l’Uganda un posto meno sicuro. Altri sostengono che dietro gli omicidi ci sia uno scontro interno alla polizia, o che le forze dell’ordine abbiano orchestrato tutto per ottenere più fondi.

    Un’attivista per i diritti delle donne, Mercy Muduru, ritiene che si voglia far passare un messaggio in un momento in cui la repressione politica nel paese sta aumentando. “La tendenza è sempre quella di scaricare la colpa sulle donne”, ha detto. “Per questo la polizia sta affermando che le vittime sono prostitute, anche se la nostra ricerca dimostra che la maggior parte di loro non lo era. Ma non dovrebbe importare, nessuno merita di essere ucciso così”.

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