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    Sensi di colpa

    L'ong Survie ha accusato la Francia di essersi illegittimamente calata nel “ruolo di polizia dell'Africa” in Mali

    Di Laura Lisanti
    Pubblicato il 16 Lug. 2013 alle 11:30 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 08:23

    I dubbi sull’intervento francese in Mali sfilano sugli Champs-Elysées alla parata del 14 luglio. Le truppe di 13 Paesi africani che hanno assistito la Francia durante le operazioni militari contro i ribelli islamici malesi hanno marciato a fianco delle forze francesi per mostrare la rilevanza del loro contributo nel conflitto.

    La presenza dei contingenti stranieri ha suscitato molte critiche a carico del governo di Parigi, soprattutto per quanto riguarda la coloritura neocolonialista che l’intervento e la parata hanno assunto.

    L’ong Survie ha accusato la Francia di essersi illegittimamente calata nel “ruolo di polizia dell’Africa” in Mali e ci sono state alcune riaffermazioni di indipendenza dagli aiuti francesi da parte delle truppe del Senegal.

    La missione in Mali era iniziata in gennaio per aiutare il governo locale a riprendere il controllo della parte nord del paese e della capitale Bamako, cadute nelle mani degli estremisti affiliati di Al Qaeda.

    Le Nazioni Unite avevano affidato il comando delle operazioni di pace alla Francia per un periodo limitato, in cooperazione con le truppe locali e i caschi blu.

    Nel giorno delle celebrazioni per la presa della Bastiglia riecheggiano le dichiarazioni di Hollande rilasciate a fine maggio sul ritiro delle truppe entro luglio 2013.

    Già a fine maggio, durante una trasmissione televisiva, Hollande aveva dichiarato che alla fine dell’anno solo 1000 unità sarebbero rimaste nel territorio malese a fronte delle 4.000 presenti all’inizio delle operazioni. Intanto il Mali si prepara ad affrontare le elezioni presidenziali il 28 luglio.

    Il Paese ha ritirato lo stato di emergenza e ha permesso agli osservatori internazionali di monitorare le votazioni. Tra i 26 candidati alla guida del Paese c’è l’ex ministro degli esteri del governo di transizione, Tiebilé Dramé, il quale ha manifestato oggi le sue preoccupazioni per la sicurezza e la credibilità delle elezioni alla BBC Africa.

    Nel nord del Paese ci sono ancora tensioni con i Tuareg e problemi di instabilità politica nel controllo dei territori. Secondo il presidente ad interim Dioncounda Traore e secondo i sondaggi pubblicati dai media malesi lo scorso lunedì, il risultato dovrebbe aprire il Paese al restauro della pace.

    Il Segretario Generale Ban Ki Moon ha lanciato da Parigi un appello: ”Spero che le elezioni si terranno in un clima pacifico e tranquillo. I risultati, anche se imperfetti dovranno essere rispettati da tutte le parti”.

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