Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Seimila rifugiati

    Secondo l'Onu il conflitto in Siria ha causato la crisi di rifugiati peggiore al mondo degli ultimi 20 anni

    Di Michele Teodori
    Pubblicato il 17 Lug. 2013 alle 09:37 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:00

    Antonio Guterres, capo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ,ha detto ieri di fronte al Consiglio di Sicurezza che il numero dei rifugiati in Siria sta salendo “a un ritmo spaventoso” pari solo a quello provocato dal genocidio del 1994 in Ruanda.

    Il conflitto in Siria ha causato la crisi di rifugiati peggiore al mondo degli ultimi 20 anni, con una media di 6.000 persone in fuga ogni giorno nel 2013. Almeno 5.000 persone vengono uccise ogni mese e 6,8 milioni di siriani hanno bisogno di “aiuto urgente”, a dimostrazione di “un drastico deterioramento del conflitto”.

    L’impatto della crisi dei rifugiati in Paesi vicini è stata “devastante“, ma l’accoglienza dei siriani da parte di Libano, Giordania e Iraq sta “salvando centinaia di migliaia di vite”, ha detto Guterres.

    Il pericolo che il conflitto siriano possa incendiare l’intera regione “non è un avvertimento a vuoto. In Siria oggi gravi violazioni dei diritti umani, crimini di guerra e crimini contro l’umanità sono la regola,” ha concluso.

    Ivan Simonovic, l’Assistente del Segretario Generale per i diritti umani, ha detto alla riunione che almeno 92.901 persone sono state uccise in Siria – tra le quali più di 6.500 bambini – tra marzo 2011 e la fine di aprile 2013.

    L’inviato delle Nazioni Unite in Iraq, Martin Kobler, ha inoltre avvisato che l’escalation di violenza in Iraq non poteva più essere separata dalla guerra in Siria perché “i campi di battaglia si stanno fondendo”.

    Per Kobler i gruppi armati iracheni hanno avuto una presenza sempre più attiva in Siria. “Questi paesi sono interconnessi,” ha sottolineato.

    “L’Iraq è la linea di faglia tra sciiti e sunniti e tutto ciò che accade in Siria si ripercuote sul panorama politico in Iraq”. Gli ultimi quattro mesi sono stati tra i più sanguinosi in Iraq negli ultimi cinque anni, con quasi 3.000 morti e oltre 7.000 feriti.

    Le forze fedeli al presidente Bashar al-Assad sono bloccate in una feroce battaglia con i combattenti dell’opposizione per il controllo del paese.

    Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è in stallo: Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia sono bloccati dal veto di Russia e Cina che rifiutano di agire contro Assad.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version