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    “Se i talebani mi trovano mi ammazzano”: la disperazione di Fatima, unica guida turistica donna in Afghanistan

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 16 Ago. 2021 alle 12:06

    “Se i talebani mi trovano mi ammazzano”: la disperazione di Fatima, unica guida turistica donna in Afghanistan

    “Sono tutto ciò che i talebani odiano, se mi trovano mi ammazzano”. Fatima, 22 anni, è la prima e finora unica femmina in Afghanistan a essere diventata una guida turistica, una di milioni di donne che con il ritorno dei talebani al potere vedono minacciate le libertà guadagnate negli ultimi 20 anni, al termine della guerra lanciata nel 2001 dagli Stati Uniti contro lo stesso movimento islamista.

    “Le cose stavano migliorando qui, anche per le donne. Non avrei mai pensato che sarebbero potuti tornare, che avrebbero potuto influenzare la mia vita e i miei sogni costringendomi ad abbandonare tutto ciò che amo e per cui ho combattuto”, ha detto Fatima in un’intervista a La Repubblica pubblicata sabato scorso, prima della caduta di Kabul, che ha spinto migliaia di afghani a raggiungere l’aeroporto per cercare di salire sugli ultimi voli in partenza dal paese.

    Fatima, intervistata lo scorso marzo anche da Cnn, ha detto che spera di poter lasciare il paese per raggiungere il Pakistan e di temere per la sorte dei propri genitori, rimasti a Herat. “Se scoprono che hanno allevato una figlia come me o li uccidono subito o ne fanno un bersaglio fino a quando non mi consegno”, ha detto.

    Per la 22enne di etnia hazara, è stato difficile riuscire anche solo iniziare gli studi, superando le resistenze della sua stessa famiglia. “Ho lottato contro la mia famiglia per far loro accettare che non mi sarei sposata a 14 anni come avevano fatto le mie sorelle e i miei fratelli, ma che avrei studiato, lavorato e aiutato altre ragazze ad emanciparsi”, ha detto nell’intervista. La ragazza originaria dell’Hazarajat regione di provenienza della minoranza hazara, perseguitata dai talebani, dice di aver imparato l’alfabeto di nascosto a otto anni, portando le pecore a pascolare vicino a una scuola maschile. Successivamente ha potuto studiare grazie a una scuola d’inglese per rifugiati, entrando poi nella facoltà di giornalismo dell’università di Herat, per arrivare l’anno scorso a collaborare con due agenzie di viaggio dopo essersi fatta notare con un gruppo su Facebook in cui raccontava la città di Herat a chi la voleva visitare.

    “Ho litigato per anni con la mia famiglia prima di riuscire a farle accettare il mio lavoro. Per strada sono stata attaccata verbalmente e fisicamente: parolacce e lanci di pietre. Ma non ho mai perso di vista i miei sogni: fondare la prima agenzia turistica di sole donne, finanziare progetti per l’emancipazione femminile, diventare una giornalista e viaggiare per il mondo”, ha detto. “Ora so che dovrò essere ancora più forte: mi sembra un incubo da cui non riesco a svegliarmi, ma voglio rimanere ottimista”.

    I talebani hanno preso per la prima volta il potere nel 1996, dopo aver rovesciato il regime di Burhanuddin Rabbani, uno dei comandanti mujahidin che hanno resistito all’invasione dell’Urss negli anni ’80. Durante i suoi cinque anni di esistenza, il cosiddetto “Emirato islamico dell’Afghanistan”, guidato dal mullah Mohammed Omar, ha imposto leggi estremamente restrittive in particolare per i diritti di donne e minoranze, sulla base di un’interpretazione intransigente dell’Islam sunnita.

    Il regime talebano, caduto con l’invasione della coalizione guidata dagli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, vietava alle bambine di età superiore ai 10 anni di andare a scuola e obbligando le donne a indossare il velo integrale, o burka. Oltre a vietare la televisione, la musica e il cinema, il regime ha anche introdotto le esecuzioni pubbliche per i condannati per adulterio e imposto l’amputazione dei condannati per furto.

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