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    Scontri violenti tra le fazioni ribelli in Siria

    Jabhat Fateh al-Sham sta attaccando altri gruppi ribelli, mentre l'Isis cerca di tagliare i collegamenti tra Hama e Aleppo. Tutti gli ultimi aggiornamenti

    Di TPI
    Pubblicato il 26 Gen. 2017 alle 18:15 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:55

    L’Isis ha lanciato un attacco contro le forze governative nel nord della Siria con l’obiettivo di interrompere i collegamenti tra Hama e Aleppo, giovedì 26 gennaio 2017. Non è chiaro se i jihadisti abbiano o meno ottenuto il controllo di Khanaser, sottraendola all’esercito siriano.

    Ecco tutti gli ultimi aggiornamenti dal paese:

    Jabhat Fateh al-Sham attacca le altre milizie ribelli

    Alcuni gruppi ribelli siriani hanno unito le forze per difendersi da un’offensiva lanciata dalla milizia islamista Jabhat Fateh al-Sham (Jfs). Quest’ultima è stata esclusa dai colloqui di pace di Astana, in Kazakistan, sponsorizzati da Russia, Turchia e Iran, perché ritenuto un gruppo terroristico, e accusa le altre fazioni ribelli di essere stata tradita.

    L’ex Fronte al-Nusra si attesta in particolare nella provincia di Idlib, nel nordovest della Siria, dove ha combattuto al fianco di un altro importante gruppo di ispirazione islamista, Ahrar al-Sham, contro le forze governative. Ma in questo frangente Jfs e Ahrar al-Sham, a cui si sono unite altre fazioni ribelli appartenenti al Free Syrian Army (Fsa), sono su fronti contrapposti.

    Da martedì 24 gennaio 2017 si sono verificati scontri nell’area di Idlib e nella vicina provincia di Aleppo. Ahrar al-Sham accusa Jabhat Fateh al-Sham di aver dato inizio ai combattimenti. Jfs sostiene invece di aver subito degli attacchi contro le sue basi a Idlib, perdendo sei dei suoi uomini.

    Le violenze si sono intensificate mercoledì 25 gennaio quando Jfs ha assaltato la prigione di Idlib per liberare alcuni suoi membri tenuti prigionieri da altre fazioni. Giovedì 26 gennaio Ahrar al-Sham ha fatto sapere che Jfs ha respinto ogni tentativo di mediazione, e la situazione minaccia di peggiorare ancora.

    Ansa riferisce che l’ex Fronte al-Nusra ha già ottenuto il controllo di diverse postazioni e villaggi precedentemente in mano a gruppi rivali.

    Intanto, alcuni attivisti hanno reso noto su Facebook che Jfs ha aperto il fuoco su una manifestazione di donne nella cittadina di al-Hazoum.

    Secondo quanto riportano, si trattava di familiari di membri di Jaish al-Mujahideen, milizia che fa parte del Fsa, che protestavano per i raid di Jfs e l’arresto dei parenti.

    È sempre Ansa, citando l’agenzia di stampa iraniana Farsnews, a riferire che questi violenti scontri avrebbero spinto diversi comandanti di Jfs ad abbandonare il gruppo.

    La valle di Wadi Barada

    Nella regione di Wadi Barada, invece, 2.500 miliziani hanno deposto le armi dichiarando la resa nei confronti delle forze governative. A darne notizia è il colonnello russo Aleksandr Blinkov, il quale ha aggiunto che chi non si è arreso si sta spostando verso la provincia di Idlib con le proprie famiglie.

    Durante i colloqui di Astana, Damasco aveva annunciato che non avrebbe sospeso l’offensiva sulla valle di Barada, principale fonte di approvvigionamento idrico per la capitale, che non è inclusa nell’accordo di tregua a causa della presunta presenza di membri di Jabhat Fateh al-Nusra.

    I combattimenti nell’area, e la distruzione dell’impianto idrico, avevano causato una grave scarsità d’acqua a Damasco.

    La bozza di costituzione proposta da Mosca ad Astana

    Emergono intanto dei particolari sul documento avanzato dai russi per una nuova costituzione. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa russa Interfax la proposta prevede un mandato settennale per il presidente e un parlamento bicamerale, mentre respinge la Sharia come base per le leggi dello stato.

    Stando a quanto riporta invece la testata Sputnik, la bozza di costituzione prevede che i confini siriani possano essere modificati solo con un plebiscito.

    Inoltre, essa eliminerebbe l’aggettivo arabo dalla denominazione dello stato: “La Repubblica siriana è uno stato indipendente, democratico e sovrano basato sui principi del popolo e della supremazia della legge, sull’eguaglianza e sull’unità sociale, sul rispetto dei diritti e delle libertà di tutti i cittadini senza alcuna differenza”.

    Rbk aggiunge che la bozza promuove il riconoscimento dell’autonomia delle regioni curde e l’uguaglianza linguistica tra arabo e curdo in quelle aree. Il documento prevederebbe addirittura la facoltà di tutte le regioni del paese di scegliere la propria lingua ufficiale.

    Sempre Sputnik riferisce che il parlamento sarebbe rafforzato e a esso spetterebbe il potere di dichiarare guerra e rimuovere il presidente, ma anche di nominare i membri della Corte costituzionale e il governatore della banca centrale.

    Infine, il presidente eletto dal popolo avrebbe mandato di sette anni rinnovabile una sola volta.

    Le safe zone proposte da Trump

    Il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato mercoledì 25 gennaio in un’intervista all’emittente americana Abc News che sta valutando la creazione di alcune zone sicure all’interno del territorio siriano, per far sì che il flusso di richiedenti asilo si arresti.

    Secondo Trump, l’Europa ha fatto male ad aprire le porte ai rifugiati provenienti dalla Siria e dal resto del Medio Oriente e vuole evitare che anche gli Stati Uniti commettano lo stesso errore.

    Le reazioni sono state caute e in alcuni casi scettiche. Mosca ha fatto sapere che rifletterà su tale idea posto che non peggiori la situazione dei profughi. Anche Ankara resta prudente, ma sottolinea di aver già in passato proposto la creazione di zone cuscinetto nel nord della Siria.

    L’alto rappresentante per le relazioni esterne dell’Unione europea Federica Mogherini ha detto che saranno presi in considerazione tali piani quando saranno presentati, precisando che è volontà dell’Ue far sì che i siriani possano tornare a casa.

    La deputata democratica che ha incontrato Assad

    La rappresentante democratica delle Hawaii al Congresso americano Tulsi Gabbard ha reso noto mercoledì 25 gennaio di aver incontrato il presidente siriano Bashar al-Assad. Gabbard ha detto di essersi recata in Siria per una visita di quattro giorni volta a verificare di persona le sofferenze dei siriani.

    La deputata, veterana della guerra in Iraq, si era espressa in passato contro la scelta dell’amministrazione Obama di sostenere l’opposizione democratica contro Assad.

    — LEGGI ANCHE: Gli orfani siriani che potrebbero essere accolti in Israele

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