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    Il 15 marzo lo sciopero per l’ambiente: così la protesta di una bambina diventa una marcia mondiale

    L'attivista 16enne Greta Thunberg alla guida di un corteo del movimento Fridays for Future. Credit: EMMANUEL DUNAND / AFP

    La 16enne svedese Greta Thunberg ha stregato il pianeta con i suoi flash mob del venerdì contro il cambiamento climatico: sempre più persone si sono unite a lei e ora il movimento Fridays for Future ha lanciato il primo Global Climate Strike. Ecco perché l'iniziativa può davvero avere un impatto sulle decisioni dei governi

    Di Alessandro Sahebi
    Pubblicato il 26 Feb. 2019 alle 18:59 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:26

    “La nostra biosfera è sacrificata perché le nazioni più ricche come la mia possano vivere nel lusso”. Con queste parole pronunciate a dicembre 2018 la quindicenne svedese Greta Thunberg aveva messo in imbarazzo i partecipanti alla Cop24 in Polonia e contemporaneamente stregato il mondo con la sua determinazione.

    Da allora la sua personale protesta, lo sciopero da scuola ogni venerdì e un flash mob davanti al Parlamento, è diventata un fenomeno di portata internazionale che riunisce giovani e adulti di diverse nazioni per chiedere alla classe dirigente mondiale un impegno concreto per arginare l’innalzamento delle temperature.

    Fridays for Future, questo il nome del movimento che ogni venerdì manifesta di fronte ai palazzi del potere sparsi per i cinque continenti, ha indetto per il 15 marzo 2019 il primo sciopero mondiale per l’ambiente.

    Il Global Climate Strike si svolge anche in Italia in diverse città e ha raccolto adesioni da parte di associazioni ambientaliste, sindacati e partiti politici.

    “Ci accusate di perdere tempo non andando a scuola”, ha twittato qualche giorno fa Greta Thunberg in risposta alle accuse della premier britannica Theresa May. “Potrebbe essere vero, ma è anche doveroso ricordare come la classe politica abbia buttato trent’anni in inattività sul tema”.

    Secondo l’ultimo report dell’Ipcc, l’organismo scientifico dell’Onu ritenuto fra i più autorevoli in materia di riscaldamento globale, servono misure drastiche entro dodici anni per evitare di oltrepassare il punto di non ritorno. La consapevolezza dell’emergenza, unita ad un sistema politico giudicato inadeguato per affrontare il tema, ha fatto in pochissime settimane esplodere il fenomeno di Fridays For Future.

    “Non abbiamo un programma o un manifesto”, ha ribadito la quindicenne Greta Thunberg la settimana scorsa parlando all’evento rUnaissance, in una delle sedi della Commissione Europea. “Non chiediamo nemmeno che la politica ascolti noi bambini. Quello che vi stiamo chiedendo è di dare ascolto agli scienziati, di rispettare gli accordi di Parigi e seguire il percorso tracciato dall’Ipcc. Non c’è altra strada e non c’è più tempo”.

    Tra gli imbarazzati esponenti del mondo della politica in quell’occasione anche Jean-Claude Juncker che forse colpito dalle parole della giovane (o forse intimorito dalla crescita del fenomeno) è andato oltre gli applausi forzati: “Nel prossimo periodo finanziario, dal 2021 al 2027, ogni quarto euro speso nel bilancio dell’Ue andrà verso le azioni di mitigazione del clima”, ha infatti dichiarato poche ore dopo l’incontro. “Questo è il nostro obiettivo, garantire che un quarto del budget sia destinato alla mitigazione dei cambiamenti climatici, e questo sarà un cambiamento di paradigma”.

    La prova evidente di come il percorso fatto fino ad adesso dagli attivisti di Fridays For Future, comunque la si pensi, stia dando i suoi frutti.

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