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    Una scimmia aggredisce una ragazza: da giorni due clan tribali in Libia si fanno la guerra

    Per vendicare l'accaduto gli uomini della sua tribù hanno scatenato una faida, costata la vita ad almeno 16 persone e il ferimento di altre 50

    Di TPI
    Pubblicato il 22 Nov. 2016 alle 10:04 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:55

    L’aggressione di una scimmia ai danni di una giovane studentessa in Libia ha innescato feroci scontri tribali, i quali a loro volta hanno causato l’uccisione di almeno 16 persone e il ferimento di altre 50.

    L’episodio si è verificato domenica 20 novembre nella città meridionale di Sabha, a circa 660 chilometri a sud di Tripoli. Tre uomini appartenenti al clan tribale dei Gaddadfa (lo stesso al quale apparteneva l’ex presidente libico Muammad Gheddafi) avevano con sé una scimmia. L’animale sciolto e senza alcun controllo si è scagliato contro la ragazza strappandole il velo e graffiandola sul volto. 

    L’incidente ha scatenato le reazioni della tribù rivale, quella degli Awlad Suleiman, alla quale la giovane apparteneva, che hanno deciso di vendicarsi per l’accaduto. Le violenze sono poi degenerate in tutta l’area. I tre uomini e la scimmia responsabili dell’incidente sono stati uccisi dal clan rivale. Questo atto non ha fatto altro che infiammare ancora di più gli animi, riaccendendo vecchie faide. 

    Le due tribù, quella dei Gaddadfa e degli Awlad Suleiman, sono tra le più importanti e armate di tutta la regione. Secondo i residenti e i media locali citati dal Guardian, le due parti coinvolte hanno combattuto con armi pesanti, lancio di razzi, mortai e carri armati. Questa versione dei fatti è stata raccontata e raccolta anche dall’agenzia Reuters che ha sentito alcuni residenti nell’area interessata dagli scontri. Ma le autorità per il momento non hanno rilasciato alcun comunicato che facesse chiarezza sull’accaduto. 

    Testimoni hanno precisato che nei giorni successivi la faida fra le due tribù ha raggiunto l’apice della violenza, con l’impiego di armi pesanti e provocando decine di morti e feriti. “Gli scontri seppur sporadici non si sono fermati ancora, e ogni sussulto di vita in quella zona sembra essersi spento”, ha raccontato un residente. 

    I leader delle due tribù avversarie hanno tentato di placare gli animi, sedare i combattimenti e dichiarare il cessate il fuoco, al fine di ristabilire l’ordine e, soprattutto, riuscire a recuperare i corpi senza vita delle persone uccise negli scontri. Il numero delle vittime è ancora incerto, si parla di almeno 20 persone uccise, anche se lo staff medico del Sabha Medical Centre ha fatto sapere di aver ricevuto i corpi senza vita di 16 persone morte nei combattimenti. 

    “Ci sono donne e bambini tra i feriti e tra le vittime si registrano anche cittadini stranieri provenienti da paesi dell’Africa sub-sahariana”, ha precisato un medico della struttura ospedaliera. 

    Come in altre parti della Libia, Sabha è stata periodicamente al centro di conflitti tribali soprattutto dopo la rivolta che nel 2011 rovesciò Muammad Gheddafi.

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