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    La scelta dell’Europa

    L'opinione di Laura Stahnke sui rischi di una campagna d'odio da parte dei leader occidentali

    Di Laura Stahnke
    Pubblicato il 24 Mar. 2016 alle 11:15 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:48

    In seguito alla serie di attentati che hanno colpito Bruxelles pochi giorni fa sono apparse foto di migranti che mandano messaggi di solidarietà al Belgio. Reggendo fogli di carta con poche parole scritte a grandi caratteri, si fanno immortalare mentre prendono le distanze dall’Isis e dai responsabili degli attentati.

    Probabilmente hanno il presentimento che saranno loro i capri espiatori di questi attentati: dopo i fatti di Parigi e Bruxelles, per gli europei sarà facile identificarli con gli attentatori che hanno ucciso centinaia di persone nel cuore dell’Europa. Parlano la stessa lingua, vengono dagli stessi paesi e, soprattutto, professano la stessa religione.

    Poco importa che anche loro siano vittime degli stessi attentatori, che se si sono messi in cammino verso un’Europa che non li vuole è proprio per scappare da simili atti di terrorismo. Decine di migliaia di persone sono morte tra Iraq e Siria per mano dell’Isis, mentre i morti in seguito al conflitto siriano si contano in centinaia di migliaia.

    L’Europa ora ha due possibilità di fronte a sé. Una, la più difficile, è riconoscere che Parigi, Bruxelles, Istanbul, Ankara, Siria, Kurdistan, sono tutte zone colpite dallo stesso nemico, e riconoscere a chi è in fuga dai terroristi la stessa dignità di chi è stato colpito nel cuore dell’Europa. L’altra è innalzare muri e barriere, contrapporre un “loro” invalicabile a un “noi” che deve essere salvato dalla barbarie dei terroristi.

    Il recente accordo siglato tra Unione Europea e Turchia che prevede una chiusura ermetica dell’Europa al fine di non far entrare nuovi rifugiati lascia presagire che la scelta sia già stata presa. E così come barriere vengono innalzate ai confini dell’Europa, odio e diffidenza si alimentano all’interno della nostra società.

    Crescono inesorabili le divisioni interne e la paura per chi non professa la nostra religione e porta addosso segni di diversità: l’hijab, occhi troppo scuri, l’essere nati sul lato sbagliato del Mediterraneo. 

    Se per alcuni giocare su queste paure può portare voti facili nel breve termine, una crescita di popolarità politica e potere personale, nel lungo periodo le conseguenze di queste scelte possono essere disastrose: una polarizzazione ancora più estrema di una società che è già portatrice di diversità.

    Creare cittadini di serie B, costantemente additati come un pericolo e una minaccia per la società di cui fanno già parte, non porterà alla sconfitta del terrorismo, ma farà in modo che una generazione di persone si senta ostracizzata dalla comunità in cui vive. E questo può portare a una crescita di sentimenti anti-occidentali nel cuore dell’Europa. 

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