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    La Russia ha bombardato in Siria

    La Russia ha lanciato i suoi raid contro l'Isis, ma secondo alcune fonti potrebbe aver colpito anche i ribelli siriani che si battono contro il regime di Assad

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 1 Ott. 2015 alle 13:04 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:28

    Il ministro della Difesa russo ha reso noto che il 30 settembre Mosca ha effettuato i primi raid aerei in territorio siriano, colpendo diversi depositi di armi e munizioni dell’Isis.

    Tuttavia, alcuni attivisti legati ai ribelli che si oppongono al regime siriano di Bashar al-Assad, sostenuto da Mosca, sostengono che i raid abbiano colpito Zafaraneh, Rastan e Talbiseh, aree che al momento non sono sotto il controllo dell’Isis ma dell’Esercito libero siriano, il gruppo di ribelli che si oppone ad Assad.

    Nei raid sarebbero morte 36 persone, tra cui diversi bambini, sempre secondo gli attivisti.

    Tuttavia, il ministero della Difesa russo ha riferito che i raid hanno colpito l’Isis e hanno distrutto completamente diverse postazioni del gruppo estremista.

    In seguito all’incontro avvenuto il 29 settembre a New York tra il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e quello russo Vladimir Putin, Washington aveva dato un sostanziale via libera ai raid russi contro l’Isis e le formazioni legate ad al-Qaeda presenti in Siria, come il fronte al-Nusra.

    Tuttavia, il segretario di stato americano John Kerry, parlando alle Nazioni Unite, aveva espresso grave preoccupazione riguardo la possibilità che la Russia colpisse formazioni diverse dall’Isis e il fronte al-Nusra.

    Secondo quanto riportato da Reuters citando una fonte statunitense anonima, la Russia avrebbe chiesto agli Stati Uniti di sgombrare lo spazio aereo per poter eseguire i raid, richiesta che sarebbe stata declinata.

    La possibilità che i raid della Russia si siano focalizzati soprattutto sull’Esercito libero siriano piuttosto che sull’Isis potrebbe creare un ulteriore problema nei rapporti tra Mosca e Washington e nella gestione della crisi siriana.

    In seguito all’incontro tra Obama e Putin, infatti, il principale nodo emerso era la posizione di Bashar al-Assad, un leader da coinvolgere nella lotta all’Isis per Putin e un tiranno che non può essere sostenuto per Obama.

    Proprio in merito a questo la Russia, per legittimare la posizione di Assad, starebbe preparando, secondo quanto rivelato dall’agenzia Ansa, una risoluzione da presentare all’Onu volta a costituire una coalizione anti-Isis che coinvolga gli stati colpiti, comprendendo quindi il regime siriano di Assad e l’Iran, impegnato contro lo Stato islamico in Iraq al fianco delle milizie sciite del Paese.

    Intanto, l’Arabia Saudita, insieme agli altri Paesi del Golfo persico, si è detta contraria a partecipare all’alleanza proposta dalla Russia per fronteggiare l’Isis. L’Arabia Saudita, a maggioranza sunnita, è da anni contrapposta alla Siria dell’alawita Assad e all’Iran sciita.

    Contro quest’ultimo, inoltre, il Ryadh è impegnata indirettamente nel conflitto yemenita, dove i sauditi guidano una coalizione di Paesi arabi a sostegno del presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi, mentre l’Iran sostiene i ribelli houthi.

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