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    La Russia è pronta per combattere insieme agli Stati Uniti ad Aleppo

    Dall'Iran decollano jet russi utilizzati per colpire le postazioni dell'Isis e le milizie legate ad al-Nusra

    Di TPI
    Pubblicato il 16 Ago. 2016 alle 12:40 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:06

    Russia e Stati Uniti sono vicini a trovare un accordo per lanciare azioni militari comuni ad Aleppo, in Siria. Lo ha annunciato lunedì 15 agosto il ministro della difesa russo Serghiei Shoigu.

    I combattimenti per il controllo della città divisa tra ribelli e l’esercito si sono intensificati nelle ultime settimane. La Russia appoggia il presidente siriano Bashar al Assad, mentre gli Stati Uniti vorrebbero la sua destituzione.

    Washington e Mosca hanno in più occasioni discusso su un coordinamento delle operazioni militari in Siria, ma non sono riuscite a trovare un accordo su quali gruppi ribelli colpire.

    In particolare la Russia ha criticato la riluttanza degli Stati Uniti a ritirare l’appoggio ai ribelli siriani che combattono nelle aree controllate dagli islamisti di al-Nusra. Ma dopo cinque anni di guerra civile le due potenze sono consapevoli della necessità di trovare una soluzione che metta fine alle violenze.

    “Siamo in una fase molto attiva dei negoziati con i nostri omologhi statunitensi”, ha dichiarato il ministro russo. “Passo dopo passo, ci stiamo avvicinando alla struttura, parlo solo di Aleppo, che ci permetterà veramente di iniziare a combattere insieme, affinché sia ristabilita la pace su questa terra afflitta dalla sofferenza e le persone possano far ritorno alle proprie case”.

    Interrogata dai giornalisti sulle affermazioni di Shoigu, la portavoce del Dipartimento di Stato degli Usa Elizabeth Trudeau ha dichiarato che “gli Stati Uniti non hanno nulla da annunciare”, ma ha confermato che le due nazioni restano “in stretto contatto” per trovare una soluzione condivisa.

    I combattimenti ad Aleppo tra i ribelli e l’esercito del presidente Bashar al Assad si sono intensificati nelle ultime settimane e hanno portato allo stremo la popolazione rimasta nella città, nonostante gli impegni a rispettare un parziale cessate il fuoco.

    L’Osservatorio siriano per i diritti umani nel suo ultimo bilancio delle vittime, nel periodo che va dal 31 luglio al 14 agosto, fissa a 327 i civili morti ad Aleppo e nei dintorni, tra cui 76 bambini e 41 donne.

    La battaglia di Aleppo “è uno dei più devastanti conflitti all’interno di una città dei tempi recenti”, ha lanciato l’allarme lunedì 15 agosto il presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa Peter Mauer. “Nessuno è al sicuro qui. I bombardamenti sono costanti, case, scuole e ospedali sono sulla linea di fuoco. Le persone vivono in uno stato di costante terrore. I bambini sono traumatizzati. La portata delle sofferenze è immensa”.

    La Russia ha fornito aiuti umanitari ad Aleppo e sta aiutando a ricostruire gli acquedotti distrutti dai bombardamenti, ha spiegato il ministro russo. Circa 700mila civili vivono ancora ad Aleppo e gli abitanti nei quartieri orientali della città sono “ostaggi di gruppi armati”, ha aggiunto Shoigu.

    Il ministro infine ha confermato di aver schierato in Iran i bombardieri a lungo raggio e i cacciabombardieri impiegati per combattere i miliziani dell’Isis e degli altri gruppi ribelli nemici di Assad.

    Finora la Russia non aveva mai utilizzato il territorio di un’altra nazione nel Medio Oriente per compiere operazioni militari all’interno della Siria e la notizia rappresenta un’ulteriore prova dell’attivismo diplomatico di Mosca per porre fine al conflitto siriano.

    Gli aerei russi hanno condotto raid aerei dalla base di Hamadan “contro obiettivi appartenenti allo Stato Islamico e a Jabhat al-Nusra nelle provincie di Aleppo, Deir ez-Zor e Idlib”. Secondo il ministero, i bombardamenti hanno distrutto tre postazioni di comando e campi di addestramento dei militanti del sedicente Stato islamico nelle regioni di Serakab, Al-Bab, Aleppo, Deir ez-Zor e cinque importanti depositi di armi. Nelle operazioni, precisano dal ministero, è rimasto ucciso “un numero significativo di terroristi”.

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