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    Rivolta a Stoccolma

    Per tre notti centinaia di giovani delle periferie povere della capitale hanno attaccato polizia e servizi di soccorso

    Di Michele Teodori
    Pubblicato il 23 Mag. 2013 alle 10:24 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:26

    Centinaia di giovani hanno incendiato auto e attaccato la polizia e i servizi di soccorso nei sobborghi poveri di Stoccolma, abitati in maggioranza da immigrati. Tre notti di scontri hanno dato vita alle peggiori scene di disordini in Svezia degli ultimi anni. Nonostante un invito alla calma da parte del primo ministro Fredrik Reinfeldt, la rivolta in una delle capitali più ricche d’Europa hanno sconvolto un Paese che si vanta da anni del suo modello di giustizia sociale, avviando un dibattito su come la Svezia stia affrontando sia la disoccupazione giovanile che l’afflusso di immigrati.

    Tutto è iniziato domenica, quando la polizia ha ucciso un uomo di 69 anni nel sobborgo di Husby, dove l’80 per cento dei 12 mila abitanti sono immigrati e la disoccupazione è alta. La polizia ha detto di aver agito per legittima difesa dopo che l’uomo aveva minacciato di ucciderli con un coltello. Bande di giovani criminali sarebbero artefici delle successive sommosse, secondo quanto riporta la portavoce della polizia di Stoccolma.

    I disordini sono visti come un segno della mancata integrazione: la Svezia attira il più alto numeri di immigrati nell’Unione Europea rispetto al numero di abitanti. Questo ha portato ad un acceso dibattito sulla loro integrazione. La disoccupazione giovanile è infatti particolarmente elevata tra gli immigrati.

    La disoccupazione tra i nati di fuori della Svezia si attesta al 16 per cento, rispetto al 6 per cento per i nativi Svedesi, secondo i dati Ocse. Tra 44 Paesi industrializzati, la Svezia è al quarto posto per numero assoluto dei richiedenti asilo, e al secondo posto in percentuale alla sua popolazione, secondo i dati delle Nazioni Unite.

    Il giornale Aftonbladet ha detto che gli scontri rappresentano un “gigantesco fallimento” delle politiche di governo, che aveva sostenuto la nascita di ghetti nelle periferie. “Non siamo riusciti a dare a molte persone in periferia una speranza per il futuro”, ha detto Anna-Margrethe Livh dell’opposizione di sinistra.

    Un partito anti-immigrazione, i Democratici Svedesi, è salito al terzo posto nei sondaggi in vista delle elezioni generali del prossimo anno. Circa il 15 per cento della popolazione è nata all’estero, la percentuale più alta tra i Paesi scandinavi.

    La reputazione della Svezia per l’uguaglianza e la tolleranza è stata fortemente messa alla prova da una serie di incidenti negli ultimi anni. Gli esperti dicono che mentre il Paese nordico è riuscito a integrare con successo i suoi immigrati tra gli anni Sessanta e Settanta, negli ultimi dieci anni è stato più difficile a causa della mancanza di opportunità di inserimento per i lavoratori poco qualificati.

    Dopo decenni di ‘modello svedese’, fatto di generose prestazioni sociali, la Svezia ha ridotto il ruolo dello Stato dal 1990, stimolando la crescita più rapida di disuguaglianze rispetto a qualsiasi economia avanzata dell’Ocse.

    Mentre gli standard di vita media sono ancora tra i più alti in Europa, i governi non sono riusciti a ridurre sensibilmente la disoccupazione giovanile di lunga durata e la povertà, che ha colpito maggiormente le comunità di immigrati.

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