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    Cosa succede nella Repubblica democratica del Congo (mentre il resto del mondo guarda altrove)

    Nel ricco Congo che continua a far gola alle multinazionali, la vita infernale produce milioni di sfollati. Credit: Sumy Sadurni/Afp

    Nella Repubblica democratica del Congo, uno dei paesi più ricchi di risorse della terra, si combatte da 20 anni una guerra con la complicità dell'occidente, che mette in pericolo la vita di milioni di persone

    Di TPI
    Pubblicato il 6 Giu. 2018 alle 12:45 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:36

    Massacri continui, soprattutto nelle regioni del Nord Kivu dove scorrazzano le milizie jihadiste dell’Adf, affiliate a Boko Haram, Al Shabaab e Al Qaeda.

    Stragi, centinaia di migliaia di morti, milioni di sfollati, bambini in gravissimo stato di malnutrizione, sacerdoti sequestrati, il Congo sta registrando la sua crisi più difficile e drammatica nel disinteresse sostanziale dei paesi occidentali che a malapena sono riusciti di recente a far prolungare la missione di peacekeeping delle forze Onu. Una goccia nell’acqua arrossata dal sangue di centinaia di migliaia di inermi colpiti dai banditi dell’Adf. E ora in questo macello ecco arrivare di nuovo l’Ebola.

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    Nella Repubblica democratica del Congo, uno dei paesi più ricchi di risorse della terra, la vita di milioni di persone non vale nulla. Il regime di Joseph Kabila, candidato dopo 17 anni di potere alle prossime elezioni di fine anno, vacilla vistosamente anche sotto l’attacco mosso dalle parrocchie cattoliche del paese che sono ricambiate dal regime con durissimi interventi repressivi.

    Intere regioni sono intanto sotto il tallone dei tagliagole jihadisti che imperversano tutt’intorno a Goma, nel Kivu del nord, a Butembo-Beni e poi anche nel Kivu del sud, dove il futuro si gioca intorno alle ricchissime miniere di coltan. Ma nel nord i massacri interessano anche la zona di Buna-Itiuri. Fuori controllo infine pure il sud del paese, dal  Kasai al Katanga, dove imperversano le milizie Kamwina Nsapu. E nel Kasai sono state scoperte da poco fosse comuni piene di cadaveri.

    Nel ricco Congo che continua a far gola alle multinazionali (l’ultimo intervento è nel ramo del cobalto da parte della China Molybdenum che ha acquisito il controllo della miniera di Teke dove si ricava il 65 per cento del costoso minerale nel pianeta) la vita infernale produce milioni di sfollati (la stima di otto è probabilmente al ribasso) e in questo momento la crescita del fenomeno pone il Congo in cima alla lista dei paesi con più sfollati, prima di Siria e Iraq.

    Nessuno sa quanti invece sono i morti dei continui massacri che stanno insanguinando il paese. Milioni?

    La terra congolese dove i contadini scappano dalle loro terre attaccate dai miliziani è diventata nel frattempo una terra flagellata con un terzo delle province (50 su 145) colpito dall’infestazione terribile della spodoptera exempta.

    In questo disastro ecco materializzarsi in questi ultimi giorni la nona epidemia congolese di Ebola, a est del lago Tumba, tra Mbandaka e Bikoro. 

    Cinque nuovi casi in Congo. Tre nuovi casi a Bikoro e due a Wangata nella provincia dell’Equatore. Sono già 25 i decessi su 55 casi confermati dall’inizio dello scorso mese: l’epidemia di Ebola è stata dichiarata l’8 maggio 2018 a Bikoro (100 chilometri da Mbandaka e 600 da Kinshasa) alla frontiera col Congo Brazzaville. Ed è solo l’ultimo flagello che si abbatte sulla Repubblica Democratica del Congo da tempo sconvolta da massacri e sconvolgimenti sociali.

    La più grave crisi umanitaria degli ultimi decenni in Africa è così dispiegata su più fronti. Il Congo con tutte le sue ricchezze nel sottosuolo resta uno dei paesi più poveri al mondo, al 176° posto su 188 per indice di sviluppo umano, dove 1 bambino su 10 muore prima di aver raggiunto i 5 anni e dove il reddito pro-capite è di 485 dollari all’anno.

    Un paese dove la vita per milioni di persone è appesa a un sottile filo. 

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