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    Il congresso Labour ha dato il via libera all’opzione di un referendum bis sulla Brexit

    credit: Afp

    Il partito ha approvato una mozione che prevede la possibilità di invocare un secondo voto popolare sull’esito dei negoziati con Bruxelles in caso di un "no deal". Ma Corbyn frena

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 26 Set. 2018 alle 13:17 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:27

    Il Regno Unito apre alla possibilità di un referendum bis sulla Brexit.

    A deciderlo è stato il congresso del Labour britannico, il partito di Jeremy Corbyn, che ha approvato una mozione che prevede esplicitamente la possibilità di invocare un secondo voto popolare sull’esito dei negoziati con Bruxelles, seppure in subordine rispetto alla prospettiva di elezioni politiche anticipate, in caso di un “no deal” (quindi di nessun accordo tra Gran Bretagna e Unione Europea) o di un accordo con l’Ue firmato dal governo di Theresa May ma respinto dal parlamento di Westminster.

    Tuttavia Corbyn, intervistato dalla Bbc, non si è sbilanciato su come voterebbe in caso di un secondo referendum.

    “È una domanda ipotetica, non posso dare la risposta” ha dichiarato confermando come nel partito non si siano ancora sciolte le riserve su come negoziare l’intero processo: se fare marcia indietro rispetto all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea o se semplicemente mettere in discussione la forma della Brexit da portare avanti.

    John McDonnell, il vice di Corbyn, e una parte dei sindacati sostengono quest’ultima opzione, volta a non mettere in discussione le trattative con Bruxelles.

    A spingere per il dietrofront, invece, c’è Momentum, l’organizzazione giovanile filoeuropeista che ha sempre sostenuto la leadership di Corbyn. I giochi sono quindi rinviati a quando, e se, i britannici saranno chiamati anticipatamente alle urne: sarà allora che i laburisti dovranno decidere da che parte stare.

    La Gran Bretagna si appresta a lasciare l’Unione europea il 29 marzo 2019.

    May ha più di una vota escluso la possibilità di tenere un secondo referendum, dopo quello di due anni fa in cui i britannici scelsero l’uscita dalla Ue.

    Infatti, il rischio sarebbe quello di sfaldare il partito Tory, che già sulla Brexit ha avuto un duro scossone questa estate. Per la premier, l’unico voto possibile rimane quello del Parlamento, che dovrà ratificare o meno l’accordo finale. Accordo, però, che si sta faticando a raggiungere mentre i tempi si accorciano inesorabilmente.

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