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    La rapper afghana che vuole salvare le spose bambine

    Sonita Alizadeh è un'attivista, una rapper e una ragazza afghana. Canta per denunciare le ingiustizie che subiscono le donne nel suo Paese, che spera di poter cambiare

    Di Sabika Shah Povia
    Pubblicato il 27 Ott. 2015 alle 18:00 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:57

    “In Afghanistan una brava ragazza deve essere silenziosa. Una brava ragazza non deve parlare del proprio futuro. Una brava ragazza deve ascoltare la propria famiglia anche quando la costringe a sposarsi con uno sconosciuto. Una brava ragazza deve essere come una bambola e tutti devono poterci giocare. Io non sono una brava ragazza”.

    “Io sono una cantante e ho scelto da sola il mio futuro. Io parlo, e per loro è difficile capirlo”.

    Sonita Alizadeh ha 18 anni e viene dalla provincia afghana di Herat, non lontano dal confine con l’Iran. Confine che ha attraversato con la sua famiglia tanti anni fa, alla ricerca di una vita migliore, lontana dalla guerra.

    Aveva dieci anni la prima volta che stava per essere venduta in sposa a un uomo molto più grande di lei. Non capiva bene cosa stesse accadendo. A quell’età sembra tutto un gioco.

    È lì l’inganno. Alla bambina si regalano vestiti nuovi, la si trucca e la si coccola, e il giorno dopo lei si ritrova lontana dalla sua famiglia, nel letto di un uomo a volte anche vent’anni più grande. Spaventata, infelice, sola.

    Fortunatamente Sonita è riuscita a fuggire da tutto questo. Per altri sei anni.

    La famiglia aveva bisogno di soldi per il matrimonio di suo fratello.

    “Devo pagare 9mila dollari per la moglie di mio figlio. Sonita è un ragazza perfetta, perché non dovrei ricevere lo stesso per lei?”, si chiedeva la madre, mentre valutava un’offerta da 7mila dollari.


    “In quel momento mi si è spezzato il cuore”, racconta Sonita in un’intervista all’organizzazione americana Women in the world.

    A sedici anni la tua vita non è più un gioco. Sei abbastanza grande da poter capire quello che sta succedendo. È stato in quel momento che Sonita ha deciso che non si sarebbe rassegnata al suo destino da donna afghana.

    “Non mi sono arresa perché avevo immaginato un futuro radioso per me”, sostiene.


    Sonita ha preso in mano carta e penna e ha cominciato a scrivere.

    Nel nome di questa penna che è la mia arma, e la mia voce che è la voce della mia generazione, lascia che ti racconti la verità, la storia delle donne indifese dell’Afghanistan.

    Ma quello che stava scrivendo non era il post di un blog qualunque, né l’inizio di un libro: era il testo di una canzone – una canzone rap.

    In Iran è illegale lavorare come cantante solista senza il permesso del governo. Sonita non ha avuto paura. Grazie al sostegno dei suoi amici è riuscita a registrare segretamente le sue canzoni.

    I suoi pezzi parlano delle spose bambine, della violenza sulle donne, del lavoro minorile. Tutti argomenti che una ragazza afghana non dovrebbe menzionare, ancor meno denunciare.


    Lascia che ti bisbigli le mie parole, affinché nessuno mi possa sentire mentre racconto della vendita di bambine, la mia voce non deve essere ascoltata, perché è contro la sharia, le donne devono restare in silenzio, è questa la tradizione nella nostra città.

    Nel video musicale della canzone Vendere le spose in Afghanistan, Sonita ha un codice a barre disegnato sulla fronte, dei lividi neri intorno agli occhi, le labbra sanguinanti. Indossa un abito da sposa e un trucco che non riesce a nascondere le sue ferite, che vanno ben oltre quelle che possiamo vedere sul suo corpo.

    Il video è stato condiviso da tantissime ragazze che riuscivano a capire quello che provava Sonita, nonostante magari non avessero avuto il suo stesso coraggio.

    Qualche settimana dopo la sua pubblicazione, Sonita ha ricevuto l’opportunità di andare a studiare negli Stati Uniti, dove non ci sono Taliban che la minacciano, autobombe che esplodono o divieti sulla libertà delle donne.

    Adesso ha 18 anni ed è libera di esprimersi come meglio crede. Ogni volta che si arrabbia, scrive e canta. La musica è la sua terapia, ma come ha detto lei stessa, è anche la sua arma: l’arma con cui ha scelto di cambiare il mondo.

    Non è arrabbiata con sua madre per averla voluta vendere.


    “Lei, semplicemente, non era a conoscenza che esistesse una realtà differente”, ha detto. “Tra l’altro, mia madre adesso è una mia fan. Se sono riuscita a far cambiare idea alla mia famiglia con la musica, allora forse posso cambiare il mondo”.


    Secondo Sonita le ragazze sono forti, ma hanno bisogno di un sostegno. Lei vuole esserlo per tutte quelle che non ce l’hanno.

    Sogna di poter tornare in Afghanistan come una rapper già affermata, ma sa che la vita di un’attivista non è affatto facile in un Paese fortemente tradizionalista come il suo.

    “Il mio Paese ha bisogno di una ragazza come me”, ha detto con consapevolezza.

    (Qui sotto il video musicale di Sonita: Vendere le spose in Afghanistan)


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