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    La ragazza che ha avuto il coraggio di dire no a un matrimonio forzato

    Balkissa viene dal Niger ed è di etnia tuareg. A 12 anni era stata costretta a sposarsi. Ora ha vinto la sua battaglia, studia medicina e lotta per i diritti delle donne

    Di TPI
    Pubblicato il 22 Feb. 2016 alle 16:53 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 08:39

    Balkissa Chaibou sognava di diventare un medico. Ma a 12 anni ha scoperto di essere stata promessa in sposa a un cugino. Da quel momento ha deciso di lottare per affermare i suoi diritti di donna, anche se questo avrebbe significato portare la famiglia davanti a un tribunale. 

    “Quando ero piccola, sognavo di diventare un medico. Prendermi cura delle persone, aiutarle, indossare il camice bianco”, racconta la ragazza.

    Il matrimonio con il cugino, che era arrivato in Niger dalla vicina Nigeria per sposarla, avrebbe reso impossibile il suo piano. Il Niger è oggi il paese con il più alto tasso al mondo di matrimoni di ragazze in età molto giovane. 

    “La questione funziona in questo modo: ho un sacco di figli e, se posso darne una in sposa, è una bocca in meno da sfamare”, ha spiegato alla Bbc Monique Clesca, rappresentante del Fondo delle Nazioni Unite in Niger.

    I genitori di Balkissa Chaibou hanno avuto cinque figlie: aver promesso in sposa la ragazza a uno dei cugini di famiglia rappresentava un considerevole vantaggio economico.

    Un altro dei motivi per cui le ragazze vengono promesse in spose molto giovani è la convinzione che questo riduca i rischi di gravidanza fuori dal matrimonio. Poi, a 16 anni, per Balkissa è arrivato il giorno del matrimonio.

    “Ho sentito un grande dolore dentro di me, mi si è davvero spezzato il cuore”, racconta Balkissa, che ha trovato il coraggio di porre fine al matrimonio dopo aver ottenuto il suo diploma. “Mi son chiesta come fare a uscire da questa situazione”. 

    La madre aveva capito la sua opposizione, ma come donna non aveva modo di aiutarla. Balkissa tentò così di parlarne con il padre, e suggerì un compromesso: si sarebbe sposata, ma avrebbe visto il marito solo durante le vacanze finché non avesse finito il liceo.

    La tradizione dei Tuareg – il gruppo etnico a cui appartiene Balkissa – prevede che il fratello maggiore abbia potere decisionale anche sui figli degli altri fratelli. Dal momento che il padre del promesso sposo di Balkissa era il fratello più anziano del famiglia, il padre della ragazza non avrebbe mai osato andare contro la sua volontà.

    La ragazza decise allora di chiedere aiuto al preside della sua scuola, Moumouni Harouna. Fu proprio il preside, con la Ong di cui faceva parte, a intraprendere un’azione legale contro il padre e lo zio che avevano costretto la ragazza a sposarsi contro la sua volontà. Una volta in tribunale, lo zio ha negato l’accusa, sostenendo che era tutto un grande equivoco. Ma una volta arrivata a casa, ha minacciato di uccidere la ragazza.

    “Mi ha detto che mi avrebbe portata in Nigeria, anche in un sacco di plastica se necessario”. La ragazza fu costretta allora a rifugiarsi in un centro di accoglienza per donne.

    “La prima notte trascorsa qui non ho dormito bene,” ha raccontato. “Pensavo ai miei genitori, alla situazione cui si trovavano e in particolare alla rabbia di mio zio. Ero sicuro che li avrebbe insultati e minacciati”. 

    Dopo una settimana però Balkissa è riuscita a tornare a casa. “Quando ho indossato di nuovo la mia uniforme scolastica mi sentivo come se fossi rinata. Come se fosse un nuovo inizio”.

    La madre ha raccontato in seguito che lei e suo marito hanno ormai cambiato la loro opinione sul matrimonio imposto.

    Mariama Moussa, direttrice del centro dove Balkissa aveva trovato accoglienza, sostiene che la violenza domestica è un problema molto grave in Nigeria, e il matrimonio forzato ne è una delle cause principali. 

    Balkissa adesso ha 19 anni e si batte perché altre ragazze seguano il suo esempio e rifiutino di piegarsi al matrimonio forzato. La ragazza oggi visita le scuole per parlare di questo tema.

    È intervenuta anche al vertice delle Nazioni Unite sulla riduzione della mortalità materna, legata al fenomeno dei matrimoni precoci.

    Balkissa ha intrapreso la sua strada per diventare medico. “Non sto dicendo che non sia giusto sposarsi. Dico di scegliere il momento giusto per farlo. Lo studio è la vostra unica speranza”, ripete senza stancarsi alle studentesse che incontra. 

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