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    Le proteste in Macedonia contro la corruzione

    Scandali di corruzione, tensioni etniche e l'influenza delle grandi potenze: i motivi dietro la crisi politica in Macedonia

    Di Lorena Cotza
    Pubblicato il 19 Mag. 2015 alle 18:30 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:45

    Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Skopje, capitale della Macedonia, in seguito allo scandalo di corruzione che ha coinvolto il primo ministro Nikola Gruevski. La scorsa domenica oltre 20mila persone hanno manifestato contro il governo e chiesto le dimissioni di Gruevski.

    Nella giornata di ieri è stata invece la volta dei suoi sostenitori: circa 30mila persone hanno partecipato alla manifestazione contro il leader dell’opposizione, Zoran Zaev, accusato di essere al soldo di spie straniere e di voler tentare un colpo di stato.

    Le intercettazioni pubblicate a febbraio da Zaev rivelano abusi di potere, brogli elettorali, sperpero di fondi pubblici, e la copertura di un omicidio nel 2011.

    La vittima, un ragazzo di 22 anni, morì in seguito a un pestaggio della polizia. Nelle intercettazioni, il primo ministro, il capo dell’Intelligence macedone, il ministro dell’Interno e altri ufficiali discutono come proteggere le forze dell’ordine e occultare le prove dell’omicidio.

    Zaev inoltre accusa Gruevski di aver orchestrato un sistema di sorveglianza di massa e di aver intercettato 20mila telefonate di oppositori, politici e giornalisti.

    A sua volta, il social-democratico Zaev è stato accusato di aver fabbricato le intercettazioni con l’aiuto di spie straniere per rovesciare il governo conservatore di Gruevski, al potere da nove anni.In seguito alle rivelazioni, tre ministri (tra cui quello dell’Interno) hanno presentato le dimissioni.

    Ma le proteste, iniziate già da alcune settimane, non si sono fermate: i manifestanti minacciano di restare in piazza se il primo ministro non si dimetterà.

    Tensioni etniche

    Le proteste e la crisi politica apertasi dopo lo scandalo rischiano di destabilizzare la Macedonia e di mandare in frantumi gli accordi di pace raggiunti nel 2001, quando il Paese fu sull’orlo di una guerra civile.

    Nonostante la marcia anti-governativa abbia unito albanesi e macedoni, le tensioni inter-etniche sono infatti ancora ben radicate. Il 9 e il 10 maggio, nella città di Kumanovo, 22 persone sono morte in uno scontro a fuoco tra la polizia e un gruppo di militanti indipendentisti albanesi, provenienti dal vicino Kosovo.

    In Macedonia, ci sono due milioni di abitanti di etnia albanese (il 25 per cento della popolazione).

    Contesa tra Russia e Stati Uniti

    La comunità internazionale sta guardando con attenzione l’evolversi della situazione in Macedonia, uno stato povero ma di grande importanza strategica nella regione balcanica.

    Il governo di Gruevski è vicino a Putin e ha aperto le trattative per inaugurare un nuovo gasdotto, il Turkish Stream, che permetterebbe alla Russia di trasportare il gas nella regione balcanica bypassando l’Ucraina.

    La Russia è dunque preoccupata da un eventuale cambio governativo e ha accusato Zaev di essere al soldo degli americani. La Macedonia ha inoltre chiesto di entrare nella Nato e nell’Unione Europea, ma il suo ingresso è stato per ora rimandato.

    Uno dei motivi è la disputa con la Grecia a causa del nome stesso del Paese, in quanto nella penisola ellenica c’è una regione omonima e nessuno dei due Paesi accetta di cambiare denominazione.

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