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    “Siamo pronti a tutto tranne che a tornare in Afghanistan”: i profughi in fuga dai talebani al confine turco-iraniano

    Credit: ansa foto
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 24 Ago. 2021 alle 11:58 Aggiornato il 24 Ago. 2021 alle 18:43

    “Siamo pronti a tutto tranne che al ritorno”, lo dicono i migranti afghani che viaggiano verso la Turchia in cerca di una salvezza dopo la presa del potere da parte dei talebani. Sono i profughi che tentano di arrivare in Europa o fermarsi in Turchia e Iran alla ricerca di una nuova vita. L’agenzia Afp ne ha incontrati alcuni al confine turco-iraniano.

    “Di mestiere faccio il barbiere, mi hanno detto che non posso retare in Turchia e vogliono rimandarmi in Afghanistan. Ma sono stato costretto a venire qui. Nel mio Paese c’è la guerra. Cosa posso fare? Se non ci fosse stata la guerra di certo non sarei venuto qui”, racconta il 17enne Arman Ahamadi che afferma di voler vivere a Istanbul.

    A causa dei conflitti in corso e dell’instabilità politica, 3,5 milioni di persone sono rimaste senza casa all’interno dei confini dell’Afghanistan. I talebani non vogliono che gli afghani lascino il Paese e controllano i valichi di frontiera: solo i commercianti o quelli con documenti di viaggio validi possono attraversare i confini.

    “La stragrande maggioranza degli afghani non può lasciare il Paese attraverso i canali convenzionali. Ad oggi, le persone che potrebbero essere in pericolo non hanno una via d’uscita chiara”, ha affermato in una nota il portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Tuttavia, alcuni rifugiati sono riusciti a trovare il modo di lasciare il paese. Diverse migliaia di afghani sono entrati in Pakistan poco dopo che i talebani hanno preso il controllo di Kabul, mentre sembra che circa 1.500 afghani siano entrati in Uzbekistan e vivano in tende vicino al confine. Lo scorso venerdì, un funzionario della Nato ha affermato che più di 18.000 persone hanno lasciato il paese dall’aeroporto. Tuttavia, non è chiaro quanti di loro siano cittadini afghani.

    “Erdogan è musulmano, dovrebbe aiutarci, dice Nakivillah Iqbali, anche lui profugo di 19 anni riferendosi al presidente turco. “Faccio un appello a Recep Tayyip Erdogan; hanno ucciso mia madre e padre. Anche Erdogan è musulmano. Non è un non credente. Dovrebbe aiutarmi. Dove posso andare?”.

    Ma la Turchia sta completando un imponente muro al confine con l’Iran per impedire l’arrivo di migranti e richiedenti asilo, compresi i profughi dall’Afghanistan. Attualmente sono stati completati 156 chilometri, e l’obiettivo è quello di costruirne 243. La Turchia, che ospita già 3,7 milioni di siriani fuggiti dalla guerra, teme infatti un nuovo afflusso di rifugiati afghani.

    Nel fine settimana il presidente turco ha avuto contatti con diversi leader europei: la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del consiglio Charles Michel, persino con l’avversario greco, il premier Mitsotakis con un unico messaggio: Ankara non si farà carico di ospitare altri profughi, l’Europa deve fare la sua parte.

    Sul tavolo ci sono due questioni strategiche per Erdogan. La prima è l’accordo con Bruxelles sui migranti. A giugno, l’Unione Europea ha deciso di dare alla Turchia altri 3,5 miliardi di euro fino al 2024 perché trattenga i profughi sul suo territorio, che si vanno ad aggiungere ai 6 miliardi stanziati nel 2016 ma pagati solo in parte secondo Ankara, che vorrebbe anche una ripresa dei negoziati per l’ingresso nella Ue e lo sblocco dei visti.

    L’altra è l’inclusione nel “Pesco mobilità militare”, una piattaforma strategica che consente la circolazione di personale e mezzi militari in tutta l’Ue, il primo vero e consistente progetto verso una difesa comune europea. Erdogan ha colto l’occasione della crisi in Afghanistan per parlarne con Michel nella telefonata di domenica.

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