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    La prigione illegale delle balene: così i cetacei diventano merce

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 31 Gen. 2019 alle 13:22 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:48

    La chiamano la “prigione delle balene”. Si trova all’estremità orientale della Russia, vicino alla città di Nakhodka, che si affaccia sul Mar del Giappone. Qui oltre 200 cetacei sono rinchiusi in spazi angusti che rischiano di provocare gravi danni alla salute degli animali.

    Le autorità russe hanno avviato un’inchiesta. La caccia alle balene è vietata da norme internazionali, a meno che non abbia scopi scientifici e/o educativi. Secondo gli attivisti per i diritti degli animali, tra cui l’organizzazione Greenpeace, questi cetacei sono invece destinati a essere venduti illegalmente a parchi acquatici cinesi.

    Sulla piattaforma Change.org è stata avviata una petizione per chiedere la liberazione delle balene.

    Nella prigione sarebbero rinchiuse da luglio 2018 circa 100 balene, 11 orche, 90 beluga e 5 piccoli trichechi. Secondo la petizione, si tratta del “più grande numero di animali marini mai detenuto all’interno di gabbie temporanee”.

    La rivista russa Novaya Gazetta ha riferito nei mesi scorsi che le quattro società proprietarie della “prigione” hanno esportato 13 balene in Cina tra il 2013 e il 2016.

    Tra il 2012 e il 2015, alle società era stato concesso il permesso di catturare dieci orche in natura per scopi didattici. Ma sette di queste sarebbero state esportate in Cina, una delle quali per un prezzo pari a circa un milione di dollari.

    All’inizio del 2019 le autorità russe hanno chiesto al Cremlino di avviare un’indagine per frode sulla cattura e la vendita dei sette cetacei.

    Tenere una balena o un’orca rinchiusa in uno spazio ristretto può provocare sull’animale depressione e comportamenti ripetitivi inquietanti, come sbattere contro il vetro e distruggere i propri denti.

    Un video diventato virale sui social network mostra un grande sacco, dentro il quale molto probabilmente c’è una balena, che viene sollevato da una gru e poi immerso in una specie di piscina: secondo gli attivisti erano i preparativi per la spedizione dell’animale in Cina.

    Su Change.org viene raccontata la storia di Kirill, una delle orche più giovani detenute nella “prigione delle balene”. Il cetaceo, si legge nella petizione, “ha solamente un anno e al momento è inattivo, sembra ammalato e galleggia per lunghi momenti senza fare il minimo movimento”. “Il suo respiro è molto lento e potrebbe essere un segnale di polmonite o di altre malattie che hanno danneggiato i suoi organi interni. Altre orche hanno sviluppato lesioni alla pelle che potrebbero essere state causate da infezioni da funghi”.

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