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    Se il progressista Canada diventa sessista per vendere più petrolio

    Un post apparso su Facebook invita a boicottare il petrolio saudita e acquistare quello canadese usando due lesbiche in un messaggio promozionale molto controverso

    Di Paola Lepori
    Pubblicato il 27 Lug. 2016 alle 15:44 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:02

    All’inizio di questa settimana il pubblico di Facebook si è trovato di fronte un post che suonava più o meno così: “In Canada le lesbiche sono considerate fiche! In Arabia Saudita se sei lesbica MUORI!”.

    E proseguiva: “Perché compriamo il petrolio da paesi che non pensano che le lesbiche siano fiche!?”. Il tutto corredato da un’ammiccante immagine con due ragazze che si baciano, eccola qui sotto:

    (L’articolo prosegue sotto l’immagine)

    Il post in questione è apparso sulla pagina Canada Oilsands Community, dedicata a promuovere la produzione petrolifera canadese e a scoraggiare l’approvvigionamento energetico da paesi, come l’Arabia Saudita, nei quali i diritti umani, inclusi quelli dei gay, sono poco rispettati.

    Intento nobile, non c’è dubbio, quello di incoraggiare un consumo consapevole e solidale, ma il signor Robbie Picard, gestore della pagina e autore del post, ha decisamente sbagliato approccio e la comunità di Facebook non ha mancato di farglielo notare.

    “Congratulazioni” – scrive un utente – “sei riuscito a essere razzista, sessista e omofobo tutto in una volta!”

    E in effetti è proprio così, il post è incredibilmente offensivo. 

    L’estrema e palese oggettificazione della donna e della sua sessualità è sconcertante e, non fosse per la fama progressista del Canada e del suo nuovo giovane e smagliante primo ministro Justin Trudeau, indurrebbe a formarsi un’opinione poco lusinghiera di un paese nel quale il marketing – anche quello volto a promuovere una buona causa – deve puntare su un pubblico di uomini eterosessuali e sulle loro fantasie erotiche. Niente male, non c’è che dire.

    In seguito alla sua grottesca iniziativa, il buon Picard ormai messo all’angolo dall’attenta comunità di Facebook che si erge spesso a pubblica accusa e giuria, è stato costretto a rimuovere il post e a fare ammenda, e qui la sorpresa:

    “Come gay, mi scuso per il poster che ho pubblicato, non era mia intenzione umiliare le donne o chiunque altro, quale che sia il suo orientamento sessuale. Era piuttosto per sottolineare l’ingiustizia che vige in altri paesi da cui compriamo il petrolio. Certamente non avevo intenzione di dividere la nostra comunità. Credo nell’uguaglianza e nei diritti umani”.

    Avete letto bene, Picard appartiene alla comunità LGBTQ, è un uomo gay.

    Diventa allora ancora più stupefacente che abbia utilizzato la più bassa e degradante iconografia maschilista eterosessuale per lanciare un messaggio etico. E, francamente, è piuttosto grave che abbia del tutto ignorato le gravi implicazioni dell’ipersessualizzazione delle donne omosessuali.

    Ed è così che la feticizzazione e vilificazione della sessualità femminile si perpetua in una società che evolve solo in superficie, ma non riesce a scrollarsi di dosso un carattere patriarcale e sciovinista profondamente radicato, anche negli ambienti più insospettabili.

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