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    La storia del porno e del suo più grande magnate

    Dalle prime videocassette all’avvento di internet, dalle telefonate erotiche ai motori di ricerca del porno, la storia dell'industria a luci rosse dalla A alla Z

    Di TPI
    Pubblicato il 2 Ott. 2015 alle 14:20 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:53

    Si chiama Fabian Thylmann, detto Nathan, e fino alla fine del 2012 era considerato il re del porno, con sconfinati desideri di conquista nel settore.

    È l’inventore di YouPorn e PornHub, due tra i motori di ricerca più diffusi al mondo e fino a qualche anno fa stava progettando di acquistare i siti dei suoi maggiori concorrenti per creare un vero e proprio impero. 

    Si racconta che il proprietario francese di XVideos, al cui acquisto Thylmann puntava da tempo, abbia rifiutato un’offerta di più di 120 milioni di dollari con un beffardo “Mi dispiace, devo andare a giocare Diablo II“.

    Le sue manie di grandezza sono state ridimensionate dopo che nel dicembre del 2012 Nathan è stato arrestato per una presunta evasione fiscale legata al suo colosso tedesco Manwin Holding Sarl, in cui rientravano oltre 35 società che operano nell’industria del porno.

    In seguito alla vicenda, Thylmann ha venduto la holding, che è stata rinominata MindGeek

    L’impero del porno più grande di tutti i tempi è crollato quando il suo creatore aveva appena 34 anni.

    Ex programmatore di software, Nathan è stato tra i primi a capire quale sarebbe potuta essere la portata di un’azienda di diffusione di porno online. A differenza dei suoi concorrenti, che fornivano questo servizio soltanto a pagamento, Thylmann ha intuito subito che un motore di ricerca con contenuti gratuiti avrebbe portato introiti di entità nettamente maggiore, grazie al ricavato delle pubblicità. Inoltre, molto spesso, capiva il vero valore delle aziende che stava per acquistare molto meglio dei proprietari stessi.

    Per questa ragione Thylmann ha iniziato a creare dal nulla e acquistare dalla concorrenza decine di siti porno, diventando il magnate di una catena i cui nomi sono noti in tutto il mondo. Youporn, Brazzers, Pornhub, Twisty’s e MyDirtyHobby sono solo alcuni dei siti che Thylmann ha creato o reso famosi. Prima che il suo impero crollasse, inoltre, aveva firmato anche un contratto di partenariato con Playboy, la più importante rivista hard al mondo, per la gestione dei video sex-on-demand.

    Nonostante il suo impero personale sia oramai segnato, Thylmann ha dato un’impronta indelebile all’industria del porno globale, aprendo il settore a nuove possibilità e contaminazioni nel futuro.

    Il porno ha avuto la sua prima svolta negli anni Novanta, quando hanno iniziato a diffondersi le videocassette e successivamente i dvd a basso costo. Questo permetteva a chi voleva guardare i film a luci rosse di farlo comodamente a casa propria, senza rischiare di essere visto all’ingresso dei cinema dedicati.

    Una grande problematica per l’industria porno, infatti, è sempre stata quella dei tabù della società, che se da un lato non permettevano la diffusione in larga scala di un prodotto comunque molto ricercato dai clienti, dall’altro la facevano restare un business nascosto e poco regolamentato, quindi più libero di svilupparsi.

     Con la diffusione di internet iniziano a crearsi nuove fonti di profitto tramite la vendita delle fotografie prima – quando la velocità di connessione era ancora bassa – e dei video, poi. 

    Internet eliminava alcuni problemi fondamentali per il business del porno, primo tra tutti il controllo dell’età dei clienti. I gestori delle telefonate erotiche dovevano registrare ogni singolo utente chiedendo il numero della carta di credito e verificando ogni dato prima di permettergli di accedere al servizio, perché una legge americana lo chiedeva esplicitamente. I contenuti del web, invece, non avevano in quegli anni ancora alcuna regolamentazione. 

    Nel 2000 esistevano più di 3.000 siti porno, la maggior parte dei quali di piccole dimensioni e ad abbonamento.

    La vera svolta, però, è stata quella dei motori di ricerca, che garantivano in pochi secondi di trovare il prodotto più vicino a quello richiesto dal cliente, attingendo a centinaia di siti e film delle case di produzione globali.

    I produttori, comunque, non riuscirono immediatamente a capire le potenzialità di una collaborazione con questi siti di streaming e si opposero a lungo ad essi, rivendicando i propri diritti sul materiale registrato. Questo provocò un crollo del settore di produzione e non di internet in rete: in America gli studios si ridussero da 200 a 20 e gli stipendi degli attori si abbassarono da 1.500 dollari l’ora a 500. Molto spesso, inoltre, per essere pagati di più o ottenere maggiori ingaggi, dovevano rendersi disponibili a girare materiale “più estremo”.

    Oggi esistono delle partnership tra motori di ricerca del settore e produttori di porno, che permettono a questi ultimi di avere una percentuale sulle visualizzazioni dei propri video in rapporto al numero degli utenti che decidono di sottoscrivere.

    Secondo i dati forniti dallo stesso YouPorn, il motore di ricerca sostiene di aver accumulato quasi 80 miliardi di visualizzazioni video nel 2014. La holding di cui fa parte, avrebbe consumato 1,5 terabit di dati al secondo, lo scorso anno, cioè quelli che servirebbero per scaricare 150 lungometraggi in 60 secondi.

    Nonostante l’ex magnate del porno Thylmann dica il contrario, il settore sembra in costante evoluzione, e riesce a destreggiarsi tra le novità tecnologiche lanciate sul mercato.

    Questa estate, per esempio, PornHub ha annunciato un crowdfunding per raccogliere 3,4 milioni di dollari per avviare il progetto “Sexploration” per la realizzazione del primo sex tape nello spazio. 

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