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    Le più grandi proteste in Russia contro Putin dal 2012

    Il 26 marzo la polizia ha arrestato un migliaio di persone a Mosca, tra cui il leader dell'opposizione Alexei Navalny. Le manifestazioni si sono tenute in circa 100 città

    Di TPI
    Pubblicato il 27 Mar. 2017 alle 11:12 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:04

    Sono 1.030 le persone fermate domenica 26 marzo 2017 e portate nelle stazioni di polizia di Mosca per aver partecipato a quelle che sono state definite come le più grandi proteste contro il presidente Vladimir Putin dal 2012. 

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    Le manifestazioni, che si sono tenute in circa 100 città di tutto il paese, sono state organizzate dall’oppositore di Putin Alexei Navalny e non sono state autorizzate dal governo russo.

    Durante le proteste lo stesso Navalny è stato fermato e caricato su un pulmino della polizia, scatenando la reazione della folla che ha assaltato il mezzo al grido di “fascisti, liberatelo!”. 

    Navalny dovrebbe comparire lunedì 27 marzo davanti ai giudici del tribunale Tverskoi di Mosca con l’accusa di aver organizzato manifestazioni non autorizzate. Secondo l’avvocata Olga Mikhailova, Navalny è accusato dell’organizzazione di un’azione di massa che ha causato la violazione dell’ordine pubblico e rischia fino a 15 giorni di arresto amministrativo.

    Secondo quanto sostiene l’agenzia di stampa Interfax alcuni dei fermati sono stati rilasciati, mentre altri sono stati accusati di “infrazioni amministrative”. Secondo un’altra fonte citata da Interfax “46 minori sono stati individuati sui luoghi della manifestazione non autorizzata a Mosca” e sono stati tutti “consegnati ai genitori”. La polizia russa aveva riferito domenica 26 marzo di aver fermato circa 500 persone durante la manifestazione.

    Navalny ha organizzato manifestazioni contro la corruzione in tutto il paese. Nel mirino il premier Dimitry Medvedev, accusato di controllare un vero e proprio impero attraverso una rete di organizzazioni no-profit.

    A San Pietroburgo si sono registrati momenti di tensione accompagnati da tafferugli fra manifestanti e agenti di polizia, mentre a Novosibirsk, in Siberia, secondo i siti dell’opposizione, hanno partecipato al corteo circa duemila persone. 

    In altre città della regione, come Krasnoyarsk e Omsk, i manifestanti erano circa 1.500. Secondo il sito di Navalny, le proteste erano programmate in 99 città, ma in 72 le autorità locali hanno negato il permesso.

    Secondo la polizia alle proteste a Mosca hanno partecipato circa 7mila persone. 

    Le manifestazioni del 26 marzo sono state la dimostrazione più importante contro il presidente Vladimir Putin dal 2012, quando i russi scesero in piazza nel periodo delle elezioni presidenziali.

    Le reazioni

    Il Cremlino ha definito le proteste del 26 marzo come una “provocazione”. 

    Gli Stati Uniti hanno condannato “fermamente gli arresti di centinaia di manifestanti pacifici in Russia” e hanno chiesto “al governo russo di rimetterli subito in libertà”, secondo quanto riferito in una nota da Mark Toner, portavoce del dipartimento di Stato Usa. “Fermare dei manifestanti pacifici, degli osservatori dei diritti dell’uomo e dei giornalisti è un affronto ai valori democratici fondamentali”, afferma ancora Toner.

    Gli Stati Uniti si sono detti preoccupati per l’arresto di Navalny a un anno dalle elezioni presidenziali russe e intendono “seguire la situazione”. 

    Condanna ferma anche da parte dell’Unione europea e dall’alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini.

    “Il giro di vite della polizia russa ha impedito l’esercizio delle libertà fondamentali di espressioni, associazioni e assemblea pacifica, che sono diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione russa”, ha dichiarato Mogherini. “Chiediamo alle autorità russe di rispettare pienamente gli impegni internazionali presi per la difesa di questi diritti e il rilascio senza indugi dei dimostranti pacifici che sono stati imprigionati”. 

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