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    “La polizia ci spara addosso, l’America capitalista ci sfrutta. Ora noi neri spacchiamo tutto”: reportage da Philadelphia

    Credit: Pietro Guastamacchia
    Di Pietro Guastamacchia
    Pubblicato il 28 Ott. 2020 alle 11:22 Aggiornato il 28 Ott. 2020 alle 12:04

    La protesta inizia pacifica verso le sette di sera di martedì 27 ottobre al parco Malcom X, nella zona ovest di Philadelphia, ma è subito chiaro che pacifica non rimarrà per molto, perché la rabbia è tanta e il sangue sull’asfalto ancora fresco. Circa 24 ore prima infatti un altro afroamericano, l’ennesimo, è stato freddato dalla polizia. Un video emerso il giorno stesso dimostra che la vittima brandiva un coltello per strada. L’uomo, Walter Wallace, aveva problemi psichiatrici e stava dando in escandescenza, la madre poco prima dello sparo urlava alla polizia di non aprire il fuoco e che Walter si sarebbe calmato. Ma gli agenti, che avevano entrambi il taser in tasca, invece di ricorrere alle scosse elettriche hanno preferito sparare una dozzina di pallottole.

    La notte di Philadelphia si scalda subito, gruppi di ragazzi presidiano gli angoli tra la 52esima e Market street e attaccano le volanti, la polizia crea posti di blocco, si sposta rapidamente ma non riesce a inseguire i ragazzi incappucciati che si perdono nel buio delle viette laterali. La prima vetrina a saltare è un Foot Locker, poi altri negozi a fianco. La polizia carica, la folla si disperde ma poi ricompare compatta pochi isolati più in là. Una ragazza urla da un megafono che “se è vero che i neri non hanno nulla, allora tutto ciò che rubano lo rubano a chi li sfrutta, perché i grandi marchi, negozi e centri commerciali sono solo uno dei tanti modi con cui il capitalismo esclude i neri, e quindi prendersi ciò che viene negato è un diritto”.

    Credit: Pietro Guastamacchia

    Alcuni ragazzi riempiono un cofano di una macchina di vestiti appena portati via da un Puma store, un signore esce da un Walmart con una lavatrice adagiata su un carrello. Trump l’aveva detto, “bad things happen in Philadelphia”, (a Philadelphia succedono brutte cose) ma nessuno sapeva a cosa si riferisse e trattandosi di Trump, probabilmente non lo sapeva neanche lui. Fatto sta che di brutte cose ne sono successe parecchie, e con tutta probabilità ne accadranno di altre. Ma il presidente può gongolare perché l’ondata di violenze non può che far vacillare ulteriormente il voto moderato che in Pennsylvania sembrava premiare Joe Biden, ma che in questa fase finale della campagna pare sempre più un bilico.

    Alcuni isolati più in basso alcuni polacchi proprietari di un bar siedono armati davanti all’ingresso del loro locale per difenderlo dai rivoltosi: è la seconda notte di seguito che fanno da guardia e dicono di essere convinti che non sarà l’ultima. La violenza non è un fenomeno raro e il tasso di criminalità qui è tra i più alti d’America. Inoltre, con un tasso di povertà di oltre il 23 per cento, Philadelphia detiene il record di grande città più povera d’America, tasso che scende sotto il 15 per cento per i cittadini bianchi e sale invece vicino al 30 per quelli neri, che costituiscono quasi la metà degli abitanti della città.

    L’onda dei saccheggi verso le dieci si sposta a nord della città attorno ad Aramingo avenue, zona di centri commerciali. Arrivano macchine di continuo, il negozio tra i più bersagliati vende decorazioni di Halloween. Vengono presi d’assalto anche supermercati e negozi di vestiti, sempre vestiti, ambìti e facili da portare via. Delle ragazze scappano per il parcheggio inseguite da un furgone della polizia, abbandonano la refurtiva per fuggire più rapidamente e si dileguano.  Gli agenti non ci provano neanche ad arrestarle, per stanotte la polizia controlla, disperde e limita i danni. Da un altro megafono si sente gridare: “Non ci ascoltano, non ci rispettano non vengono puniti quando ci sparano addosso, e allora stanotte noi ci prendiamo tutto”.

    Lo scopo della protesta infatti non è riempire gli armadi, ma non fare passare inosservata la morte di un ragazzo, la volontà è quella di creare problemi alle istituzioni e alla città perché si capisca che la comunità afroamericana non ne può più di vedere persone morire per mano della polizia. Nelle periferie di Philadelphia stasera è rimasto solo l’odio e la voglia di spaccare tutto.

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