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    Che cosa è il “petro”, la nuova criptovaluta del Venezuela

    L'obiettivo del governo venezuelano è quello di aggirare le sanzioni inflittegli dagli Stati Uniti e dall'Unione europea attraverso la moneta digitale

    Di Gianluigi Spinaci
    Pubblicato il 20 Feb. 2018 alle 12:39 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:26

    Il 20 febbraio 2018 il Venezuela ha lanciato in prevendita il petro, una nuova criptovaluta voluta dal presidente Nicolas Maduro.

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    L’obiettivo del governo venezuelano è quello di riuscire a condurre transazioni finanziarie attraverso la nuova moneta digitale, aggirando le sanzioni inflittegli dagli Stati Uniti e dall’Unione europea.

    Nel 2017 l’Economist Intelligence Unit’s Democracy Index ha declassato il Venezuela da “regime ibrido” a “regime autoritario” per via del suo “continuo scivolamento verso la dittatura”.

    L’inflazione che ha raggiunto ormai le quattro cifre, al 2.616 per cento, e il crollo della produzione petrolifera, hanno condotto il paese in una profonda recessione.

    Il presidente venezuelano Nicolas Maduro, il 3 novembre 2017, aveva annunciato per la prima volta la nascita della nuova valuta in un discorso televisivo.

    Maduro ha affermato che il petro sarebbe stato sostenuto dalle riserve venezuelane di petrolio, benzina oro e diamanti.

    Il presidente ha anche assicurato che la criptovaluta non sostituisce il bolivar, ma sarà un mezzo per acquistare beni e servizi, andando sfidare la “tirannia del dollaro” e far uscire il paese dalla crisi.

    Anche altri paesi colpiti da sanzioni internazionali stanno pensando di adottare una moneta digitale, fra questi la Russia di Putin.

    Ma non solo, anche la Svezia sta esaminando la possibilità di una versione digitale della corona svedese, l’ekrona, oltre che il Giappone, Singapore e l’Estonia.

    Secondo il responsabile della criptovaluta del Venezuela, il petro attirerà nuovi investimenti da molti paesi del mondo.

    “Ci saranno sicuramente molti investitori dal Qatar, dalla Turchia e da altre parti del Medio Oriente, anche se parteciperanno anche europei e americani”, le parole di Carlos Vargas a margine di un incontro politico a Caracas.

    Gli analisti scettici sostengono che le preoccupazioni sulla solvibilità finanziaria del Venezuela potrebbero limitare l’interesse degli investitori.

    Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha avvertito il Venezuela che il petro viola le sanzioni inflitte contro la nazione.

    Il governo venezuelano non ha fornito dettagli sul petro.

    I consulenti che lavorano per il governo hanno previsto che il 38,4 per cento dei petros messi sul mercato dovrebbe essere venduto in un’asta privata con uno sconto del 60 per cento.

    Maduro afferma che il suo governo è vittima di una “guerra economica” guidata dai politici dell’opposizione con l’aiuto del governo del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

    Le sanzioni inflitte nel 2017 dagli Stati Uniti stanno bloccando l’attività delle banche, impedendo a eventuali investitori statunitensi di acquistare il debito pubblico venezuelano, recando gravi danni all’economia venezuelana.

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