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    Perché invecchiando diventiamo più conservatori

    Sono diversi gli studi scientifici che hanno evidenziato un progressivo spostamento su posizioni meno progressiste con l'aumento dell'età

    Di TPI
    Pubblicato il 4 Lug. 2016 alle 12:55 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:54

    All’indomani del referendum britannico che ha visto
    trionfare il fronte del “Leave” su quello del “Remain”, molti commentatori
    hanno evidenziato il fatto che i sondaggi mostravano una differenza di
    percentuali molto forte tra le generazioni più giovani e quelle più anziane.

    Se tra i ventenni la scelta di rimanere nell’Unione Europea
    era molto popolare, non si può dire lo stesso per le fasce d’età più in là con
    gli anni, tra le quali, stando alle interviste fatte dai media sul voto, è
    stata molto più frequente la propensione al “Leave” che alla fine ha prevalso.

    Questo ha portato a diverse polemiche secondo cui elettori
    con una speranza di vita ormai relativamente breve abbiano effettivamente
    deciso del futuro (molto più esteso, almeno potenzialmente) dei loro figli e
    nipoti, che dovranno fare i conti con le conseguenze di questa scelta.

    Partendo da questi recenti avvenimenti, il sito statunitense
    Vox si è interrogato per capire se ci siano delle basi scientifiche dietro all’idea,
    generalmente diffusa, secondo cui con l’aumentare dell’età sia frequente
    diventare tendenzialmente più conservatori, bigotti e schiavi dei pregiudizi.

    Uno studio della Columbia University di alcuni anni fa
    affermava per esempio che gli eventi storici che accadono quando abbiamo circa
    diciott’anni siano quelli più determinanti per orientare le nostre future
    preferenze politiche, quindi sarà più difficile che una persona cresciuta in un’epoca
    abituata a determinati valori possa rinnegarli completamente in futuro.

    Un’altra ricerca del 2011 su 20mila cittadini tedeschi
    dedicata allo studio della personalità aveva scoperto che gli intervistati più
    anziani tedeschi manifestavano un calo nel grado di apertura alle nuove
    esperienze, che in psicologia viene associato ad atteggiamenti liberali a
    livello politico.

    Ricerche simili sono state svolte in Polonia e in Belgio, e
    i risultati hanno mostrato tendenze simili, evidenziando come con l’età si
    denoti un aumento della “necessità di chiusura”, ovvero il desiderio
    di ridurre al minimo l’incertezza e l’ambiguità.

    Naturalmente la società nel suo insieme è diventata più
    tollerante e aperta nel corso dei decenni, viste le grandi rivoluzioni a
    livello sociale e culturale che hanno segnato il secolo scorso, ma rimane una
    tendenza a diminuire il proprio grado di apertura al nuovo man mano che l’età
    avanza.

    C’è anche chi attribuisce questo genere di atteggiamento a
    questioni biologiche, come Bill von Hippel, psicologo della University of
    Queensland, in Australia, il quale sostiene che, anche se gli anziani vogliono
    cercare di essere tolleranti, con l’età avanzata perdono la capacità mentale di
    inibire i pensieri indesiderati, finendo per “non trattenersi” da atteggiamenti
    pregiudizievoli.

    (Qui sotto, un grafico del Pew Research Center su varie categorie di posizioni politiche e sociali suddivise in percentuale per fasce d’età.)


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