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    In vista del pellegrinaggio alla Mecca, si riaccendono le ostilità fra Iran e Arabia Saudita

    I rapporti tra i due paesi si erano raffreddati a partire dall'ottobre 2015, quando oltre 400 pellegrini iraniani morirono nella calca alla Mecca

    Di TPI
    Pubblicato il 5 Set. 2016 alle 17:28 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:03

    In vista del pellegrinaggio alla Mecca in programma per lunedì 12 settembre, si riaccendono le ostilità fra la Repubblica islamica dell’Iran e l’Arabia Saudita. La Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Alì Khamenei ha lanciato una dura accusa nei confronti dei leader sauditi definendoli “blasfemi” e “infedeli”. E lo ha fatto attraverso il suo sito ufficiale attraverso un lungo messaggio. 

    In particolare, la critica è stata rivolta ai manager che gestiscono e organizzano il pellegrinaggio verso la città santa che si trova in Arabia Saudita, a fronte di quanto successe un anno fa quando centinaia di pellegrini morirono nella calca. 

    L’Ayatollah ha sottolineato come a causa “di comportamenti vessatori” da parte di Riad, “il mondo islamico” dovrebbe riconsiderare la gestione di un evento come l’Hajj, anche se i pellegrini iraniani non vi prenderanno parte

    L’Hajj è un pellegrinaggio compiuto annualmente dai fedeli di religione musulmana nella città santa della Mecca. La Guida Suprema iraniana ha inoltre dichiarato che “i governanti sauditi hanno ostacolato il percorso di Allah e hanno bloccato il percorso dei pellegrini iraniani fieri e fedeli. Per questo sono disonorati. Pertanto, Il mondo islamico non deve lasciare che i governanti sauditi sfuggano alla loro responsabilità per i crimini commessi in tutto il mondo islamico”. 

    Dietro le frequenti e reciproche accuse si cela la rivalità regionale tra i due paesi. 

    Dal mese di maggio, l’Arabia Saudita e l’Iran non sono mai riusciti a risolvere le questioni che circondano l’organizzazione dell’Hajj, tra cui l’obbligo del visto e i voli per i pellegrini iraniani. Il mancato accordo riflette pertanto un contesto di rapporti bilaterali già estremamente tesi.

    I rapporti si sono incrinati dopo l’incidente dell’anno scorso, quando 400 pellegrini iraniani dei 60mila arrivati alla Mecca erano morti schiacciati nella calca e nella fuga precipitosa nei pressi della città santa. 

    Nel gennaio 2016 i due paesi sono giunti a una interruzione delle relazioni diplomatiche, quando l’Arabia Saudita ha eseguito le condanne a morte di 47 persone accusate di terrorismo, tra cui il leader religioso sciita Nimr al-Nimr.

    L’Iran, principale paese sciita e rivale dell’Arabia Saudita (a maggioranza sunnita), ha condannato la decisione di Riad. In seguito, centinaia di manifestanti hanno attaccato l’ambasciata saudita a Teheran. L’Arabia Saudita, seguita dai sunniti Kuwait, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Sudan, ha quindi deciso di chiudere i canali diplomatici.

    La rivalità e le ambizioni dei due paesi hanno causato negli ultimi anni un’escalation di tensioni in tutta la regione. Iran e Arabia Saudita vogliono infatti diventare le principali potenze mediorientali e sono contrapposte nei conflitti in Siria, Yemen e Bahrein.

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